Etere in musica: intervista a Isabella Fabbri
di Giovanni Panetta
Intervista a Isabella Fabbri, sassofonista e artista internazionale, sui suoi lavori solisti Rainbow ed Elementa, nonché sull'ultimo singolo Ether.
Isabella Fabbri

Isabella Fabbri. Foto di Alexa Sganzerla.

Isabella Fabbri è una sassofonista italiana, di origini ferraresi, la cui esperienza musicale ha percorso un cammino internazionale, attraversando concerti non solo verso tappe europee, ma suonando anche in Corea del Sud, Messico e Brasile; inoltre si esibisce anche con orchestre sinfoniche ed ensemble cameristici, ad esempio con la Filarmonica del Teatro alla Scala di Milano e la European Contemporary Orchestra, collaborando con Riccardo Chailly e Michael Nyman. Come solista sperimenta in maniera dilatata ed ambientale con il sassofono, soprattutto soprano e contralto, delineando linee eleganti e catartiche, nonché con l’elettronica con cui offre un apporto più ritmico, marcato ed eterogeneo; tali due istanze, analogica e digitale, offrono insieme un’idea interessante anche nel tema della spiritualità, attraverso la quale si offre una visione esotica, nella quale emozione del corpo e spirto si fondono armonicamente in un unicum.

Di seguito l’intervista ad Isabella Fabbri, in cui ci si focalizzerà sull’ultimo album Elementa, lavoro nell’ottica del tema dello yoga e delle tradizioni sciamaniche. Il 21 Dicembre 2024 (ovvero il giorno del Solstizio d’Inverno) viene pubblicata un’outtake di Elementa intitolata Ether, un anno dopo l’uscita del suddetto album, prodotto tra l’altro per la Good Waves Music.

Nel tuo primo album, Rainbow, uscito per Good Waves Music nel 2021, è protagonista la filosofia di origini indiane dello yoga, in cui si offre un’interpretazione personale dei chakra, ovvero di diagrammi mistici della religione induista e al tempo stesso di stati psicofisici di purificazione dello spirito, associandoli a colori. In questo inizio l’elettronica è centrale, in cui le parti dei fiati si fanno funzionali nel descrivere scie di suoni espressionistici ed eleganti, in associazione ad un groove empatico. Parlaci delle intenzioni dietro l’album e della poetica organica da un punto di vista della composizione, con un tema di catarsi spirituale.

“Con Rainbow ho dato inizio a un nuovo capitolo del mio percorso artistico, che ha decisamente rivoluzionato le mie priorità di musicista. Dall’interpretare musica come saxofonista, principalmente in ambito classico, sono passata a creare musica ricercando un mio personale linguaggio, che potesse esprimere in modo autentico un messaggio profondo. È emersa, come un imperativo, l’esigenza di produrre musiche con l’intento di far star bene le persone (me inclusa) e di invitarle a riconoscere e ad ascoltare, prima di tutto, il proprio potenziale interiore: un invito a prendere consapevolezza della propria parte divina. Da qui l’idea di prendere ispirazione, per i miei album, da conoscenze spirituali provenienti da varie culture del mondo, che ho avuto modo di incontrare e approfondire nel mio cammino. Da qui anche l’idea di mettere in musica queste conoscenze attraverso lo strumento musicale che ho scelto come mio compagno di viaggio (il saxofono), unitamente al mio primo strumento musicale (la voce), tenuti insieme da un tessuto elettronico che travalica i generi.

“Rainbow vuole creare ambienti sonori che possano mettere le persone in contatto con quelli che, nella tradizione indiana dello yoga, vengono chiamati chakra, ossia i vortici energetici presenti nel corpo umano, che hanno il compito di raccogliere l’energia dell’individuo e di metterla a disposizione per i processi del corpo, della mente e dello spirito. I brani, le cui strutture si rifanno alla numerologia insita nei fiori di loto che simboleggiano i sette principali chakra, sono introdotti dai bija mantra a essi associati, ossia quei monosillabi che, secondo la tradizione yogica, attivano la rotazione dei centri energetici se cantati ripetutamente.

“Ogni brano, associato al colore che identifica ciascun chakra, si propone di superare la mera descrizione musicale del singolo centro energetico: l’intento è quello di immergere l’ascoltatore in un viaggio immaginario, per andare a incontrare ciascun punto energetico e percepirne il potere, dalla sensazione di radicamento e forza che può dare il primo chakra, a quella di completezza e realizzazione che può infondere il settimo.”

In Elementa, l’ultimo tuo album, vengono trattati gli elementi della Terra, del Fuoco, dell’Acqua e dell’Aria interpretati all’interno del contesto della religione sciamanica, con una componente strumentale (Instrumental) e un’altra cantata (Medicine Song). Ci spieghi la motivazione dei testi in lingua spagnola e portoghese?

“In Elementa, la scelta di utilizzare le lingue spagnola e portoghese è profondamente radicata nell’intento di rendere omaggio alle tradizioni sciamaniche sudamericane delle regioni amazzoniche, che hanno influenzato profondamente la mia ricerca musicale e spirituale. Sono infatti proprio queste lingue che, unitamente a quelle indigene, veicolano i canti medicina degli sciamani della foresta pluviale. Questi canti, intonati durante varie tipologie di rituali di guarigione, sono considerati strumenti sacri di connessione profonda con le forze della natura, guidando l’individuo attraverso percorsi di purificazione e risveglio interiore.

“La mia intenzione, a livello musicale, è stata quindi di avvicinarmi a questo contesto, non soltanto attingendo alle sonorità proprie di questi canti, ma anche adottando le lingue attraverso le quali vengono spesso tramandati.”

La prima istanza è rappresentata dall’elemento Terra, dal bisogno materialistico ed empatico di autoconservazione. L’elettronica è oscillante nei suoi pitch che variano periodicamente, ponendo i vincoli espressivi delle parti di sax. In questo bisogno essenziale di vita, si esprime qualcosa di più, l’aggiunta che consiste nell’essere immobili (o variabili, secondo il pensiero filosofico di Parmenide), ovvero il divagare anarcoide e catartico dell’esistere, di godere delle proprie fragilità, oppure andando, un po’ platonicamente, oltre lo stesso paradigma. Un ritmo più tenue segna la seconda parte con testo, in cui di rimando il cantato si fa più incalzante e dinamico. Condividi in parte la mia interpretazione e l’associazione all’elemento che in queste due tracce è stato cardine?

“Assolutamente. Nella traccia strumentale, la voce profonda del sax baritono, accompagnata dall’elettronica, esplora l’essenza dell’elemento Terra rappresentandolo come una presenza stabile e amorevole, capace di nutrire e, al contempo, di attuare una trasmutazione. Gli aspetti di “immobilità” e di “divenire”, a cui fai riferimento, si manifestano nella parte conclusiva del viaggio sonoro, dove gli elementi tematici precedentemente ascoltati, tra atmosfere sognanti e tribali, si dissolvono in un dialogo improvvisato tra sax baritono ed elettronica, suggerendo un rilascio liberatorio di tutto il superfluo.

“Nella tradizione sciamanica delle culture native, la Terra è molto più di una semplice risorsa materiale: essa è vista come fonte di nutrimento e di protezione, ma anche come un’entità che accoglie e trasforma tutto ciò che riceve. Per questo motivo, in varie cerimonie sciamaniche, si esprime l’intento di affidare alla Terra ciò di cui ci si vuole liberare, per trasformarlo e da esso far nascere qualcosa di nuovo. Nella parte cantata, il testo, sostenuto dal ritmo pulsante del tamburo sciamanico, vuole celebrare nella gratitudine l’elemento Terra, come madre e casa, come simulacro del nostro corpo fisico.”

L’istanza dell’elemento del Fuoco è contrassegnata da elementi lirici legati al movimento istintivo e vitale, proprio a simboleggiare il lato passionale dell’esistenza, espresso nel movimento intrinseco al calore umano. Nella parte strumentale il saxofono segue cammini a gomitolo, fatti di una melodia astratta, essenziale, attuale, in cui il suono si distende in pattern ambient lisergici e rarefatti. Nell’associata medicine song il portoghese entra in sintonia con un ritmo tribale e minimale, offrendo dirompenti climax all’inizio che poi piano piano, a fasi alterne, si dissolvono. Volevo chiederti se questo istinto che ho captato è effettivamente correlato al tema ambivalente dell’amore che vuoi simboleggiare con il Fuoco attraverso il pensiero sciamanico.

“n questo contesto, l’elemento Fuoco, motore della vita, rappresenta la nostra energia vitale sia nella sua dimensione più passionale, sia nella sua dimensione più spirituale. È considerato l’elemento che ci permette di germogliare, crescere ed esprimere la nostra forza creativa, ma anche quello che manifesta il nostro potere spirituale: infonde calore, trasmette energia e illumina la strada. Entrambi i brani sono una danza alla vita, a tutto ciò che ci appassiona e che, allo stesso tempo, ci eleva, quindi ovviamente anche, e soprattutto, all’amore, inteso come istinto passionale e sentimento sacro che tutto fa muovere e che tutto unisce.

“Entrambi i brani esplorano queste due dimensioni del Fuoco, attraverso melodie e ritmi irrequieti del sax e delle voci che pian piano si addolciscono, facendosi silenzio.”

L’elemento dell’Acqua è il protagonista della terza parte dell’album. I pattern si fanno sinusoidali e al tempo stesso più omogenei con variazioni riproducendo un manto di mare fisicamente stocastico. In un punto vi è il momento della purificazione, ovvero il climax della catarsi, in cui si sfoggiano linee minimaliste quasi romantiche o cinematografiche. Nella medicine song le percussioni sono granulari e il testo appare come riappacificatore nell’ottica del tema del testo. Parlaci dei significati degli aspetti citati nel vincolo del tema del suddetto elemento.

“Nell’ambito dello sciamanesimo, in vari rituali, l’elemento Acqua ha la funzione di purificare, di pulire il corpo fisico ed energetico dalle negatività accumulate, ed è spesso associato alle nostre emozioni. Così è anche in Elementa. Nei brani dedicati all’Acqua si esplora la nostra dimensione emozionale attraverso atmosfere sonore fluide, dolci. Nel brano strumentale, movimenti ciclici ci portano progressivamente verso una dirompente e luminosa apertura, scatenata in conclusione dall’espressivo tema del sax, quasi a voler favorire uno sblocco.

“Nel canto medicina, invece, la voce parla pacificamente all’Acqua, rendendole grazie per la sua capacità di lavare via emozioni pesanti, di portare equilibrio, di insegnarci ad accogliere il flusso degli eventi armoniosamente, senza paura, come onde.”

Il suono divaga vellutatamente nell’ultima parte dedicata all’Aria, in cui la componente melodica esprime un suono mediterraneo in una veste romantica. La comunicazione è il tema centrale, in cui il divagare riflette il pensiero che si fa pratica, parola, esprimendo libertà con calorosi e umani vincoli di pragmatica. Tendenze quasi cosmiche e distorte fanno parte della parte strumentale, divagando in loop e ritmi ossessivi più tenui. Il testo esprime metaforicamente lo stesso concetto in maniera poetica e candida, con percussioni cadenzate e granulari. Questa parte è uno spiraglio verso il prossimo, una chiusura ideale per il disco, quasi a lasciare una poetica continuazione; è effettivamente con un finale aperto che si chiude l’album?

“L’Aria libera la nostra mente, veicola messaggi, porta intuizioni e si associa in questo viaggio sonoro ai nostri pensieri. La traccia strumentale ha una sonorità che rimanda effettivamente al contesto dello spazio, dove il timbro cristallino del sax soprano fluttua libero, leggero e sinuoso, passando da linee melodiche rarefatte ad atmosfere potenti, lasciando poi il campo all’entrata finale della voce, la quale sembra contenere in sé un messaggio dall’alto.

“Il canto medicina invoca il soffio vitale dell’elemento Aria per portare chiarezza, leggerezza, saggezza, per condurre verso un pensare luminoso, benefico e centrato, libero da strutture del mondo materiale, libero dall’ego.

“Si tratta di un finale aperto, che rimanda all’ultimo tassello di questo viaggio negli elementi e in noi stessi. Il 21 dicembre, infatti, a un anno esatto di distanza dalla pubblicazione di Elementa, è uscita una bonus track ispirata a ciò che Aristotele definiva la materia delle sfere celesti: l’elemento Etere, la quintessenza, l’elemento capace di creare lo spazio in cui i primi quattro possano manifestarsi.”

La bonus track di Elementa intitolata Ether, uscita il 21 dicembre, unisce sonorità ambient per l’appunto ultraterrene, elettronica ritmica eterodossa e venature di jazz più classico, nonché una liricità che consiste in un pop più consonante rispetto a tutto il contesto. Sembra che nel pezzo si vogliano unire elementi più disparati per creare una sostanza complessiva diversamente organica, realizzando l’idea di una complessità che straborda in vita. Parlaci dell’idea dietro il pezzo, e perché si è deciso di ometterlo inizialmente da Elementa.

“Questa traccia, come sottolinei, con il suo costante alimentarsi attraverso l’intreccio di influenze musicali diverse, vuole rappresentare lo spazio celeste in cui gli elementi che costituiscono il nostro mondo naturale trovano il loro punto di incontro. È un luogo che trascende la materia: la matrice che consente la manifestazione, che possiamo associare al nostro sé superiore, alla nostra parte divina ed eterna, alla nostra consapevolezza.

“L’idea di pubblicare questo brano un anno dopo l’uscita dell’album nasce dal desiderio di guidare l’ascoltatore in un percorso di auto osservazione. Prima, un’immersione nei quattro elementi che compongono il mondo terrestre, intesi qui anche come quattro parti fondamentali di noi stessi (Terra-corpo fisico, Fuoco-energia vitale, Acqua-emozioni, Aria-pensieri). Poi, successivamente, un invito a trascendere ognuna di queste parti, e con esse il mondo materiale, per incontrare l’elemento più impalpabile della realtà: l’etere, la nostra essenza.

“Ether rappresenta la tappa finale di questo percorso sonoro, che invita a riconnettersi agli elementi della natura e a riconoscerli prima dentro di sé e poi fuori di sé, onorandoli e rispettandoli come maestri e pilastri della vita, specchi del nostro essere. Convinta che ciò che portiamo nella realtà ritorna a noi, auguro, attraverso queste musiche, che il nostro camminare sul suolo terrestre possa essere sostenuto, nel quotidiano, dall’intento di manifestare in esso il nostro sé più elevato, portando luce a ogni passo: spiritualizzando la materia, materializzando lo spirito.”

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