CALCIO E IDEALISMO PER I SEX PIZZUL
di Giovanni Panetta
Intervista ai Sex Pizzul (Irene Bavecchi, Francesco D'Elia e Simone Vassallo) sull'EP SuperSocrates, di prossima uscita, e non solo; percorso nel mondo policromato del calcio.
SuperSocrates

Cover di SuperSocrates (di prossima pubblicazione).

Gli anni ’60/’70 sono stati determinanti nella musica italiana, come d’altra parte anche per i Sex Pizzul. Il trio fiorentino, formato da Irene Bavecchi al basso, Francesco D’Elia ai synth e Simone Vassallo alla batteria, si districa tra library music e Italian soundtrack, ma anche krautrock e afrobeat in un ultimo periodo, come a testimoniare una volontà ad attingere dai suoni eclettici di quel tempo e da luoghi disparati. Ma tale fulgida sperimentazione non è assolutamente fine a sé stessa, e colora lo scenario di riferimento della loro poetica, ovvero il mondo del calcio, fatto di personaggi istrionici, esibizionisti ma anche idealisti. Infatti il loro EP che abbiamo ascoltato in anteprima e che uscirà il 24 Settembre 2021 per la corregionale Annibale Records, ovvero SuperSocrates, è un omaggio per l’appunto a Socrates, calciatore che ha giocato prevalentemente nel Corinthians, società calcistica nata dal basso, nella quale il giocatore brasiliano, insieme a Wladimir e Casagrande, importò negli anni ’80 la cosiddetta Democrazia Corinthiana, dove veniva messo al voto ogni direttiva, in cui erano tutti coinvolti, dall’allenatore ai magazzinieri; dove ciascun giocatore poteva allenarsi da solo e scegliersi gli sponsor per conto proprio. La squadra perseguiva un modello politico all’avanguardia, un caso unico nella storia, in cui vigeva il motto “essere campioni è un dettaglio“, come a mettere di fronte alla vanità frequente nel calcio l’ideale umano. Infatti tale idealismo non avviene a caso, ma è un processo che vede a monte la dittatura militare in Brasile, attiva dagli anni ’60, che comportò la negazione dei diritti nel paese, oltre ad arrecare una gogna mediatica nonché danni fisici anche a vari calciatori ribelli del luogo (qui un focus a riguardo).

Per quanto riguarda l’EP SuperSocrates, il suono si fa decisamente più ludico rispetto i dischi precedenti, attraverso un astrattismo di sample manipolati di cronache sportive, come avviene nella traccia omonima, per poi convergere in un risvolto lisergico in senso quasi new wave ma in maniera più plastica. Dr. Socrates, pezzo uscito in anteprima quest’ultimo 11 Giugno, e che è possibile per il momento ascoltare solo digitalmente, è un gioco musicale in pieno stile di Piero Umiliani, incalzante, che trasmette vivacità e spensieratezza attraverso l’uso dello scat. (Su Bandcamp è possibile ascoltare anche  un remix di Dr. Socrates dedicato alla Copa América, ovvero il campionato continentale dell’America Latina che si è tenuto quest’anno; ne parleremo più avanti). L’ultima traccia, Socrates’ (s)Kills, fonde diverse sonorità, dal suono tribale all’elettronica, fino ad un tocco cosmico e dissonante, ennesimo divertissement di questa uscita eclettica di veri e propri esercizi di sperimentazione, e in cui si viaggia nella galassia del mondo calcistico, dei suoi vizi e virtù policromate.

Un mondo ricco e inaspettato in cui veniamo introdotti dai Sex Pizzul, attraverso i loro suoni, ritmi e parole. Approfondiamo l’argomento attraverso la seguente conversazione con il trio sui temi accennati, il passato, presente e futuro nonché le influenze.

Cominciamo dai tempi recenti; quali sono gli elementi che portano alla scrittura e alla produzione dell’EP SuperSocrates, e in che modo il suo sviluppo è intrinseco agli Europei 2021 e a Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, più semplicemente Socrates?

““SuperSocrates” nasce in realtà (e con un certo grado di casualità) come opera su commissione per lo spettacolo della compagnia Teatro Elettrodomestico incentrato sulla figura del campione brasiliano, poi rimandato causa Covid, come molti altri progetti. Abbiamo successivamente deciso di pubblicarlo comunque, dato che i brani avevano una loro vita autonoma. Diciamo inoltre che abbiamo “sfruttato” la coincidenza dell’uscita del primo singolo, “Dr. Socrates”, con il match inaugurale non solo di Euro 2020 ma anche (e soprattutto) della Copa América, anch’essa disputatasi dall’11 giugno all’11 luglio di quest’anno, ma decisamente meno seguita in Italia. Ed è un peccato, perché è una manifestazione di enorme interesse; quest’anno, poi, si è disputata in condizioni particolarmente travagliate, dato che l’Argentina ha dovuto rinunciare a ospitarla a causa della situazione pandemica particolarmente grave, per poi andare a vincerla proprio in casa del Brasile.”

SuperSocrates si sa districare in parte nell’elettronica, attraverso campioni manipolati di telecronache e cori da stadio, dove il suono che viene forgiato è atto a offrire dei jingle calcistici in nome di un pop ludico e arlecchinesco; l’anteprima dell’EP, uscita il passato 11 Giugno, ovvero Dr Socrates, è un divertissement intelligente che attinge ad una easy listening degna di Piero Umiliani, manifestazione di una malleabilità giocosa che caratterizza al meglio questa uscita rispetto le altre. Volevo sapere quanto vi ha influenzato la Italian soundtrack e la library in questa uscita che mette in risalto quegli aspetti; un EP che sembra inglobare diversi omaggi.

“Le colonne sonore italiane e la library music ci hanno influenzato tantissimo, non sappiamo nemmeno noi quanto coscientemente e quanto a causa del fatto che forse un certo tipo di immaginario sonoro è incastonato nel nostro background culturale collettivo, al punto che, quando abbiamo fatto sentire i brani ad amici prima dell’uscita, molti hanno riscontrato riferimenti tra i più disparati ma tutti appartenenti al mondo che hai citato. Fatto sta che nei precedenti dischi abbiamo omaggiato Oscar Prudente con la cover di “Stadium” e Umiliani con quella di “Dribbling”, quindi è una materia che abbiamo già approcciato e pian piano fatto sempre più nostra.”

Il calcio è emblematico nella vostra poetica; lo si omaggia attraverso una musica sperimentalmente barocca e divertente, plastica. I vostri elementi sono legati alla sperimentazione anni ’60/’70, e riferendoci ad altro la vostra musica può sembrare progressiva e in parte rumorista. Nel vostro feeling musicale troviamo tracce di Piero Umiliani, Armando Trovajoli, Egisto Macchi, Alessandro Alessandroni, ma attraverso un rumore dada tutto ludico, policromato; come se quegli astrattismi library di molti dei citati si tingessero della gioia che deriva dal calcio, dal tifo scomposto per l’affiliazione alla squadra. In tutto e per tutto, la vostra musica può essere vista come calcio traslato in suono artisticamente strutturato. Vi chiedo quindi quanto considerate preponderante questa componente astratta che si concretizza in musica, quanto effettivamente il calcio può essere considerato un movimento artistico, e come si lega con la storia musicale italiana.

“Come hai giustamente notato, questa componente astratta è fondamentale, anche solo partendo dall’aspetto narrativo dei nostri brani, dato che spessissimo attingiamo da vicende reali per poi trasfigurarle e immaginarne uno sviluppo fantasioso, quasi fumettistico. Ma la cosa straordinaria dell’universo calcistico non è tanto il calcio in sé quanto i personaggi folli che lo popolano o gli avvenimenti che a esso fanno da cornice; cercando senza nemmeno troppa fatica, avremmo testi per dieci, venti dischi, dato che attorno al calcio gravitano temi quali la politica, il crimine, i movimenti di massa, il sesso, la corruzione e mille altre cose. Sarebbe interessante rileggere il calcio quasi fosse un movimento artistico, potrebbe essere non lontano dal dadaismo o da qualche frangia controculturale. Con la storia musicale italiana il legame è indubbiamente molto forte, a partire da moltissime (e bellissime) sigle di trasmissioni sportive, ma proprio in questi giorni stiamo scoprendo un sottobosco di musiche ispirate al mondo del pallone così vario che nemmeno noi immaginavamo.”

Sex Pizzul

Sex Pizzul, da sinistra a destra: Simone Vassallo, Irene Bavecchi e Francesco D’Elia. Foto di Claudia Cataldi.

Una maggiore vorticosità dadaista e naïf è più paradigmatica in Pedate, il primo album, dove è iconico un arcobaleno ciclopico dalle forme elastiche. I suoni sono come costruzioni dai mille colori, e si percepisce una ingenuità che rende il suono sincero, in cui si palesa il vostro amore per il calcio, da cui deriva il tribalismo generato come accennato dal tifo sportivo, la plasticità gioiosa che deriva dall’associabile entusiasmo per le partite vinte, per i colori delle squadre. Vi chiedo come avete cominciato il vostro percorso, e quali bei ricordi sono legati al vostro esordio.

“Il nostro percorso è cominciato per noia, nel mezzo di un’estate fiorentina afosa e piovosa, per fuggire dalla quale non potevamo fare altro che metterci a suonare. Inizialmente ci siamo affidati al caso, ma abbiamo capito piuttosto in fretta che il concept era questo ed era perfetto per noi. Di esordi ne contiamo due: uno di 15’, in cui forse non ci siamo nemmeno resi conto che avevamo messo su una band nuova, insieme ai Bella veneziæ (progetto di Gioacchino Turù assieme all’allora sconosciuto Calcutta), e un altro ufficiale in apertura a The Winstons, in cui abbiamo proprio percepito l’ebbrezza del brivido pre-partita, l’adrenalina della gara, la soddisfazione e il sudore del post-partita come se non avessimo mai calcato un palco in precedenza.”

Il precedente disco a SuperSocrates, Anticalcio, del 2019, è caratterizzato da un tribalismo oscuro, dove domina un suono lisergico, dai toni comunque plasticamente synth pop. Mounir (che prende origine dal calciatore di origini marocchine Mounir El Hamdaoui) viaggia su linee mediorientali e su un suono più largo. Mosquito, la traccia successiva (che potrebbe indicare diversi calciatori) proviene dall’oscurità dello spazio profondo; e in Knight Move prendono a tratti piede ritmi yoruba. In più compare Dribbling di Piero Umiliani (un ulteriore tributo), sigla negli anni 60 de La Domenica Sportiva, giocando quindi con l’elemento library. L’intero disco è comunque amalgamato dagli elementi più canonici che hanno permeato quel recente periodo. Qual era la vostra intenzione con Anticalcio, e come in che modo vi siete sentiti legati all’elettronica sintetica, ai suoni cosmici e all’afrobeat?

“Con “Anticalcio” intendevamo smussare alcune ruvidezze del nostro sound per conferire ai brani una produzione un po’ più hi-fi rispetto al passato, tentando inoltre di accentuare maggiormente le influenze, passaci il termine, world che sentivamo necessarie, data la marcata diversità dell’immaginario di riferimento rispetto ai brani di “Pedate”. Ma, come nel primo disco, dobbiamo dire che tutto è avvenuto piuttosto spontaneamente e sicuramente sentiamo i riferimenti da te citati come nostri. Per quanto riguarda la Kosmische Musik, è sicuramente un’influenza inevitabile per chi voglia fare del rock ipnotico (senza necessariamente ispirarsi ai Pink Floyd), tant’è che ogni tanto abbiamo suonato la cover di “Hallogallo” dei Neu!; e lo stesso vale per l’afrobeat, o in generale per le ritmiche di origine afro-qualcosa: se vuoi far ballare, sono un ottimo punto di partenza! A proposito dell’elettronica, diremmo che è piuttosto predominante nei nostri ascolti e, tra tutti e tre, ci “spartiamo” diversi ambiti: chi ascolta più synth-wave, chi più tribal, chi più trip hop e dance.”

Sex Pizzul

Sex Pizzul, da sinistra a destra: Francesco D’Elia, Irene Bavecchi e Simone Vassallo. Foto di Claudia Cataldi.

In conclusione, vi chiedo quali saranno i vostri futuri progetti, e se sono previsti dei vostri concerti. Inoltre, state già lavorando al prossimo lavoro?

“Per i concerti, rimanderemmo ai nostri social, dato che abbiamo date in continuo aggiornamento. Per il resto, hai giustamente nominato la library music ed effettivamente parte dei nostri lavori futuri andranno in questa direzione. Allo stesso tempo, siamo in fase di “concepimento” del terzo disco, che potrebbe, per così dire, costituire un sontuoso ampliamento, nonché un’audace estremizzazione, dei temi contenuti in “Anticalcio”.”

L’intervista è conclusa, grazie mille per la disponibilità.

“Ti ringraziamo anche noi per averci fatto un’intervista con domande così articolate.
“Un caro saluto.”

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