
Arrrgo, da sinistra a destra: Antonio Iannola, Enric Ponsa e Milo Gomberoff. Foto realizzata da Videophoto ZAMA.
Arrrgo è un trio formatosi nel 2021 a Barcellona, costituito da Antonio Iannola (voce e chitarra), Milo Gomberoff (basso) e Enric Ponsa (batteria, che sostituisce Giampiero Cacace nel 2023). Il gruppo persegue un suono math rock distorto con un’impronta cantautorale e noise punk allo stesso tempo, in cui si offre una esaustiva interpretazione nell’album Mare, pubblicato nel 2024 per etichette spagnole (Hukot Disk, Plug in the Gear, Bar Marfil Records), italiane (Sonatine Produzioni, Vollmer Industries) e una cilena (Intrepido Discos).
Antonio, storicamente reduce dall’esperienza più datata dei Common Deflection Problems (con Giambiero Cacace alla batteria e Mario Noviello al basso), si direziona in territori sonori sempre caustici ma con una scrittura più meditata nei testi, in cui si passa da un inglese quasi accennato ad un italiano più strutturato, senza perdere la valenza nichilista legata al progetto precedente.
Parliamo dei temi citati con Antonio Iannola nella seguente intervista.
Common Deflection Problems è uno dei tuoi primi progetti, sodale con il clou della scena DIY italiana e poi internazionale. Successivamente allo split con i CRTVTR, pubblicate una delle vostre più significative, ovvero We All Play Synth (pubblicata nel 2011 per Human Feather, Lemming Records, The Bloody Dirty Sanchez, Bridadisco Records, HYSM?, AShamed, Butta il Veleno Produzioni, QSQDR), uscita suonata causticamente con ritmi irregolari ed euforia punk con elementi garage; artwork interessante costituito da una serigrafia di un disegno dell’artista grafico nonché musicista Leg, dai toni orrorifici e grotteschi. In sostanza il suono di CDP è un math rock con una valenza più eterogenea ed espressionistica, poco comune nel sottogenere citato, in cui la matrice nichilista rende più interessante tale istanza. Come nascono il progetto e l’associata attitudine?
“Ciao e grazie innanzitutto! Il progetto nasce a Londra verso il 2007. Venivamo già da band che orbitavano in quel di Napoli, all’epoca di Myspace e dell’universitá, e decidemmo trasferirci in Inghilterra per suonare. CDP era rendere musica la nevrosi che accompagnava quella vita inglese: grandi distanze, tutto veloce e caro, lavori precari, studi accademici a vanvera, la società del malessere e moltissime ore in sala prove. Il tutto plasmato con una attitudine che si rifaceva all’approccio del DIY e del “punk” in senso lato, senza per forza indossare una maglietta dei Ramones o averli mai ascoltati. Londra ha fatto sì che “entrasse” nella mia vita una quantità di musica senza precedenti (pubblicavo anche dischi e organizzavo concerti con l’etichetta Human Feather, fondata con lo stesso batterista dei CDP) ed ha reso possibili una miriade di collaborazioni e amicizie bellissime.”
Recentemente per Common Deflection Problems è uscita la traccia Balconi sul canale Bandcamp della Human Feather, pezzo ansiogeno e liminale pubblicato nel 2021 ma registrato otto anni prima. Come nasce questa ripresa del progetto? Continuerete con altre pubblicazioni, anche piccole?
“In realtà ci fu un errore perché fu pubblicato nel 2020, a maggio, in pieno lockdown mentre i balconi pullulavano di pazzi scatenati che, in preda al nichilismo più totale, si esibivano in concerti e concertini, ma anche strilli e cori da stadio. Momento amarcord, dove forse si cristallizzavano concetti e, per una volta, ci siamo chiesti cosa fosse realmente importante nelle nostre vite. Balconi viene da lì: sputare un math storto, nervoso e ripetitivo, come una marcia militare di zombie. Fu il nostro contributo a questa pazzia collettiva. Forse pubblicheremo qualcosa più in là, chissà, Balconi fa parte di un intero album registrato e mai pubblicato.”
Parlaci di come nasce il progetto Arrrgo, che vede coinvolto anche il bassista Milo Gomberoff, tecnico del suono con cui hai già collaborato con i CDP, e il batterista Enric Ponsa.
“Era tempo che pensavo di fare qualcosa dritto e diretto, senza troppi fronzoli. Venivo da uno stop di qualche anno, decisivo per farmi tornare quella voglia di dire qualcosa. E nel 2021 iniziai a provare nello studio di Milo a Barcellona, con Gianpiero Cacace (ex batterista dei CDP) per buttare giù qualcosa, senza pretese. Milo si aggiunse alla seconda prova credo. Composi tutte le tracce e i testi quasi di botto e in poco tempo avevamo già un repertorio solido e dei concerti alla vista. Enric è arrivato nel 2023 a sostituire Giampiero, ed ora è una colonna portante del progetto.”
Dopo la pubblicazione di Preistorico e Diesel, esce il primo album per Arrrgo Mare, per Hukot Disk, Sonatine Produzioni, Plug in the Gear, Vollmer Industries, Intrepido Discos e Bar Marfil Records, in cui, attraverso testi iper-realisti e personali, nonché manichei, si esprime idealmente la stessa attitudine attraverso un noise rock fangoso e viscerale. Parlami del processo creativo che si cela dietro questo lavoro.
“Il concetto che avevo in testa era un sottomarino: creatura che si aggira negli abissi, con grazia, che poco si mostra ma quando lo fa rivela la sua imponenza e la sua pericolosità. Insomma questa roba qua, chissà che cazzo mi era preso… Ascoltavo a rotazione roba come i Big’N, Habitar La Mar, Kowloon Walled City ma anche Deaf Club, Death Engine, Drosera e simili. I testi sono pennellate di pensieri, riflessioni, verità personali. Come un invasato sul suo sgabello nello Speakers’ Corner di Hyde Park intento ad abbindolare i suoi ascoltatori, un venditore di fumo che dice anche molte verità. Arrangiare i pezzi insieme fu molto facile, ognuno si sentiva comodo nel suo ruolo e con il gusto altrui.”
Hijo Del Rajo e Scivolo, Ribalzo sono due pezzi diversi, per senso, lunghezza, vibrazioni di diverso tipo; una rabbia iconoclasta e disillusa nel primo, seguito dal momento di redenzione epifanica (“Hijo Del Rajo” dovrebbe essere un’espressione proverbiale in spagnolo, coniata da Miguel de Cervantes, in riferimento al bellicoso figlio di Carlo V D’Asburgo, ovvero Don Giovanni D’Austria). Come avvengono tali elementi e la consequenzialità tra i due pezzi?
“Sono le due facce della stessa medaglia, uno esiste perché c’è anche l’altro. Sono sfumature differenti della stessa personalità, che utilizza modi diversi in intensità ed atmosfere per esprimere lo stesso disagio. Scivolo, Rimbalzo rilassa per un momento una track list che non da respiro, cercando un momento più intimo e riflessivo. Su Hijo del Rayo ho sempre avuto molti dubbi, sembrava non mi piacesse tanto. Adesso mi diverto molto a suonarlo.”
Il nichilismo si esprime in maniera ritmicamente sghemba, in cui il testo emana la stessa idiosincrasia, in Avanti Tutta. Interessante è l’associazione tra una parte del testo, ovvero il verso iniziale e claustrofobico “tre passi avanti, quattro passi indietro”, e il tempo ritmico associato altrettanto asimmetrico, ovvero il ⅝; l’ascoltatore in questo modo entra in un vortice di paranoia sulla propria condizione esistenziale, che per l’appunto si esprime non solo nel testo ma anche nell’ascolto di un tempo dispari. Come nasce l’intuizione nel pezzo citato?
“Avanti Tutta vuole essere un pezzo ritmico, un treno in stile post-hardcore marcio. Il ⅝ in questo senso faceva al suo caso, lo rende martellante al punto giusto dandogli però un tocco dispari. Il testo fu scritto a cose già fatte e sillabicamente ho cercato di seguire quel mood là, del convoglio in volata. Guarda penso che tu l’abbia descritto meglio di me: paranoia sulla propria condizione esistenziale, ed è subito casa!”
Il pezzo Don Benito potrebbe apparire come un outlier all’interno dell’album, per via della sua struttura più incentrata nel ritmo rispetto al resto della tracklist. Un beat simil funk, abbastanza barocco, che permea tutto il brano in maniera ossessiva e al tempo stesso coinvolgente. Come mai questa peculiarità nell’album?
“Sì, forse anche troppo barocco. Nacque in fase di registrazione tra me e Giampiero, facendo prove del suono. Il testo di Milo era per dare omaggio alla sua lingua natale e in una qualche maniera contestualizzare il disco nel paese in cui è stato composto e registrato.”