70′ – I CONCERTI NELLA TARANTO DORMIENTE
di Giovanni Panetta
Il fermento che stava per nascere, tra Franco Battiato e gli Henry Cow. Prende la parola Marcello Nitti.
Taranto anni '60-'70.

Taranto anni ’60-’70. Lungomare nei pressi della sede centrale delle Poste Italiane.

Tante sono le testimonianze riguardo ai fasti della Taranto new wave. Idolatri per i Sound, per Siouxsie And The Banshees e per i New Order, gli abitanti di quella provincia ionica furono avviati a quella decadenza e oscurità patinata a partire dagli inizi degli anni ’80; ma già nel decennio precedente c’era un altro fermento, anche se più ridimensionato. Nella città ionica era l’epoca delle radio amatoriali, nate illegalmente, dove trasmettevano e commentavano le sonorità di quel tempo. Era il periodo di Radio Taranto 102,5 Mhz, dove musica e tarantinità erano protagoniste. Una delle trasmissioni del palinsesto fu Starsonia, che trasmetteva musica “altra”, condotta da Franzi Baroni e Marcello Nitti, quest’ultimo anche futuro promoter di concerti new wave a respiro internazionale (tra cui i gruppi sopracitati) negli ’80; per quanto riguarda l’attività concertistica della città, abbiamo chiesto delucidazioni proprio a Nitti che ha vissuto in prima persona quel periodo.

Aria Alan Sorrenti

Aria, primo lavoro di Alan Sorrenti, del 1972.

Tanto per cominciare quei concerti si svolgevano una tantum, segnando dei veri e propri eventi della provincia del Sud. Marcello Nitti esordisce praticamente con il suo resoconto facendo affiorare i suoi ricordi: “Ho visto i Perigeo, i New Trolls, la Premiata Forneria Marconi (il 10 Ottobre del 1974 al Cinema-teatro Alfieri, dietro la Banca d’Italia, come viene riportato qui, ndr), Le Orme. Ho visto Alan Sorrenti all’Alfieri. Io ero un appassionato di Sorrenti”, continua Nitti, “per i primi due dischi, che sono due capolavori secondo me. E rimanemmo allibiti che Alan Sorrenti fu affascinato dalla musica prog inglese tanto da fare due capolavori con l’aiuto di musicisti inglesi”. Anche se “Il concerto che lui fece a Taranto fu debole, da solo con chitarra acustica e senza l’aiuto di musicisti che avrebbero impreziosito sicuramente le bellissime canzoni che aveva scritto per Aria e per Come Un Vecchio Incensiere All’Alba Di Un Villaggio Deserto. Le canzoni erano sempre belle ma l’audience rimase con l’amaro in bocca”.

Nitti ebbe una simile impressione anche al concerto di Franco Battiato nel ’75 (nella sua fase che propendeva verso l’avanguardia); gli album di Battiato di quegli anni erano coraggiosi e guardavano molto spesso al krautrock cosmico o ad un cantautorato dissonante che eludevano da quel genere più canonicamente complesso qual era il progressive rock. Secondo un’altra testimonianza, in quegli anni Battiato si è esibito due volte: nel 1973 al Cinema-teatro Alfieri e nel 1975 al Cinema Fiamma. Il concerto del Fiamma in realtà era una versione ridotta del Telaio Magnetico, un supergruppo di quegli anni che comprendeva Juri Camisasca alla voce, Franco Battiato al sintetizzatore VCS3 e organo, Terra di Benedetto alla voce, Mino Martino all’organo Farfisa, Lino “Capra” Vaccina alle percussioni e vibrafono, Roberto Mazza al sassofono e all’oboe. Quello di Taranto apparteneva ad una serie di concerti del gruppo per l’Italia Centrale e Meridionale organizzati dal Partito Radicale, il quale assicurò degli eventi peculiari, agli stessi livelli delle esibizioni dei gruppi anglofoni. Secondo la testimonianza sopracitata, si presentarono solo Camisasca e Battiato. “Battiato suonò da solo, con il suo VCS3. Camisasca fece il suo set, breve ma intenso spiritualmente e lasciò la scena. Poi l’atteso Battiato che inondò la platea con i suoi particolari suoni elettronici. Il pubblico attento e coinvolto capì che si trattava di un concerto difficile e comunque erano le prime volte che si poteva assistere ad un concerto sperimentale”. Ho chiesto in cosa consisteva esattamente l’esibizione e se c’erano delle parti cantate oltre il suono del VCS3. “La scena era molto buia. Quando a volte dico a me stesso che non me lo ricordo è perché la scena era buia. Quando nella scena c’è molta luce ti aiuta a ricordare nel futuro”. Poi continua, “dopo che finì il concerto, eravamo in tanti ragazzi a voler fargli qualche domanda, e lui fu disponibile. Infatti fu proprio dove eravamo seduti, nella platea, e gli chiesi: ‘Franco, che cosa ne pensi di tutte queste rock band progressive?’, e lui sai cosa mi rispose? ‘Fanno musica imperialista’. Poi con la maturazione ho pensato: ‘ma questi ragazzi che facevano musica imperialista avevano vent’anni. Avevano tutti questa voglia di buttare via il vecchio, per entrare loro’… e ‘musica imperialista’ mi sembrava una forzatura dopotutto…”.

Franco Battiato Superonda

Franco Battiato in posa per la pubblicità dei divani Busnelli, nel corso degli anni ’70.

Nitti racconta che nessuno all’epoca sapeva che il concerto fu a nome del Telaio Magnetico. “Non si presentarono come Telaio Magnetico. Il concerto era a nome di Franco Battiato con Juri Camisasca di spalla. È quello che ricordo. Tutte queste precisazioni furono fatte dopo dagli stessi musicisti. Tra di loro si definivano Telaio Magnetico, ma non è che fecero tutta questa pubblicità. Non lo sapevano nemmeno gli addetti ai lavori. È dopo che furono consolidate queste definizioni”. Poi afferma che, per poter entrare in possesso di questi dettagli non era facile all’epoca; fanzine e manifesti erano sì presenti, ma non tanto diffusi da raggiungere un pubblico numeroso. Per quanto riguarda i nomi dei primi concerti a Taranto dell’era prog: “bisogna risalire ai documenti SIAE”, ed è, secondo Nitti, il miglior modo per poter conoscere la storia dei concerti a Taranto.

Comunque Nitti continuando a ricordare ci fa sapere di un concerto dei Rockets allo Stadio Mazzola a Taranto, anche se in realtà un concerto negli anno ’70 della band francese fu all’Alfieri, il 21 Novembre del ’78 (come viene riportato su questa fonte). “Poi, nel 1975, venne annunciato l’arrivo degli Henry Cow, che nessuno conosceva. Io li conoscevo, avevo già i dischi. Perché avevo i dischi? Compravo i dischi via posta, un po’ come si fa adesso online. Ricordo la mitica Cob Record Center di Porthmadog, nel Galles, e anche Tandy’s Records, a Warley, nel West Midlands. Vendevano dischi per posta. Acquistavo dai loro cataloghi. All’epoca seguivo la scena musicale internazionale leggendo il londinese Melody Maker, in edicola in via D’Aquino già dal ’72. Nelle pagine finali del Melody Maker c’erano tutti gli annunci; ‘cercasi batterista’, ‘cercasi chitarrista’… così si sono formate le più grandi rock band del mondo. E oltre a questo c’erano le pubblicità di tutti i negozi di dischi che vendevano anche per posta in tutto il mondo. Bastava scrivere per richiedere il loro catalogo puntualmente arrivava a casa e con calma si potevano ordinare tutti i dischi possibili.
“Per quanto riguarda gli Henry Cow, seppi la notizia da un paio di amici che erano gli organizzatori che ruotavano nella sinistra culturale indipendente dell’epoca. Loro facevano parte di un circuito europeo che si chiamava Rock In Opposition”.
Gli Henry Cow sono una band di Cambridge fondata nel 1968 da Fred Frith e Tim Hodgkinson; dopo un’intensa attività musicale e lunghi viaggi per l’Europa, la band si scioglie nel 1978. Fautori di un progressive eterodosso e fuori da numerosi paradigmi di quel tempo, la loro discografia comprende quattro album per la Virgin, ovvero Legend (1973) e Unrest (1974) e due dischi in collaborazione con gli Slapp Happy del 1975 (Desperate Straights e In Praise Of Learning), e Western Culture (1978) per la Broadcast Records, etichetta del gruppo fondata in seguito ad alcuni problemi legali con la Virgin.
Rock In Opposition era un movimento degli anni ’70, a cui erano a capo gli stessi Henry Cow, contro il business delle grandi case discografiche, a favore dell’indipendenza economica e creativa, e di matrice politica dell’area a sinistra. Questo collettivo di band organizzava concerti e festival che non si sarebbero potuti tenere per via di altre persone appartenenti a circuiti legati a grandi industrie nel mondo della musica.
“Organizzarono questo festival (all’allora Stadio Salinella, oggi chiamato Stadio Iacovone, ndr) – anche se non era proprio un festival. Era un concerto che cominciava il pomeriggio e finiva la sera. C’era anche Jenny Sorrenti la sorella di Alan Sorrenti. Franco Battiato doveva venire ma non è più venuto.

Henry Cow

Concerto degli Henry Cow di quegli anni a Piazza Navona, Roma.

“Ricordo che invitai tutti i miei amici , anche con quelli di quattordici anni che erano nel mio quartiere. Vennero in tanti assicurando loro che si sarebbe trattato di un bel concerto, così come fu. Ma perché avevo questa sicurezza? Acquistando i dischi in Inghilterra, avevo letto che stava per uscire un disco importantissimo, Tubular Bells di Mike Oldfield del ’73. Nello stesso tempo l’etichetta che l’avrebbe pubblicato [la Virgin, ndr] sarebbe stata un’etichetta nuovissima che avrebbe dato spazio a tante nuove bands. Allora sai che feci? Comprai i primi dieci dischi del catalogo senza conoscerli. Avevo questa certezza che qualcosa di buono stavo comprando, perché l’Inghilterra non mi aveva tradito mai. E tra questi primi dieci album che comprai c’erano anche gli Henry Cow. Il primo disco, fu per me un capolavoro. Bellissimo. Il secondo del ’74 un po’ più ostico, ma sempre bellissimo. Il terzo del ’75 anche molto bello. All’epoca del concerto di Taranto avevano se non sbaglio pubblicato il terzo album (si deve necessariamente riferire al primo album con gli Slapp Happy, ndr).
“Nel Giugno del ’75 si esibirono sotto la tribuna dello stadio dove era sistemato il pubblico. Ho una fotografia fatta con una macchina fotografica di plastica trovata nel fustino di un detersivo. Ma non si vede niente, si vede il palco tutto nero, perché in controluce. Ad ogni modo rimane un documento. Io ero lì, solo per gli Henry Cow; e la fortuna fu che vidi gli Henry Cow con Fred Frith, Tim Hodgkinson e Dagmar Krause. Lindsay Cooper non venne. Il concerto per me fu eccezionale, perché le canzoni le conoscevo tutte. Dopodiché la sera, non so come, mi trovai a casa di Vito Marzo (che non conoscevo e che adesso siamo grandi amici) insieme agli Henry Cow. Avevo con me i loro dischi e li feci autografare. Tra l’altro questi dischi oggi avranno un valore. Ma grandioso fu il ritorno degli Henry Cow, l’anno successivo, alla Villa Peripato”.
La data del primo concerto degli Henry Cow a Taranto secondo una testimonianza bibliografica (“Henry Cow: The World Is A Problem” di Benjamin Piekut) fu il 17 Luglio 1975, contrariamente alla testimonianza di Nitti che riporta Giugno 1975. Per quanto riguarda la seconda data Nitti afferma che il concerto avvenne il 24 Settembre nel 1976. Di entrambe le date c’è testimonianza anche su questa cronologia del gruppo.

Per concludere ho chiesto a Marcello Nitti quanto quei concerti e quella musica lo hanno influenzato nella sua veste di futuro addetto ai lavori nel mondo della musica in loco, e quanto quel tipo di sperimentazioni, nel suo complesso cosmiche, futuristiche e dissonanti, hanno influenzato l’amore per il post punk e la new wave particolarmente vivo in terra tarantina. “Onestamente non tanto”, ha risposto Nitti riflessivo, “e mi dispiace pure dirlo. Il mio interesse era rivolto ad altro. Però ero comunque una persona che era andata a vedere quei concerti, ad esempio Franco Battiato e Juri Camisasca. Comunque sono andato a vederli, in quanto tutto quello che veniva fatto a Taranto mi interessava. Ero della corrente generale. Ero sul pezzo. Ed ero ancora un ragazzino che amava la musica”.

Altri concerti di cui ho avuto notizia sono i seguenti: le tre date consecutive al Teatro Orfeo di Fabrizio De André insieme a New Trolls e Nuova Idea, il 9, 10 e 11 Dicembre del 1975, organizzato dal Comune di Taranto, l’Ente Teatrale Italiano e dal Circolo Italsider (questa la fonte per quanto concerne la data e i due gruppi partecipanti); a quanto pare suonò anche l’Art Ensemble Of Chicago sempre nel ’75, di cui non ci sono abbastanza informazioni, a parte una foto rielaborata di quell’esibizione (forse svolta alla Villa Peripato) che potete trovare qui.

Rimane il fatto che di lì a poco Taranto sarebbe stata invasa dalle mode, da un tenore di vita migliore, e da tanta musica, che spesso metteva in evidenza i problemi asfissianti che c’erano. Molto probabilmente quei concerti degli anni ’70 furono realizzati da gruppi che facevano tante date fino ad arrivare a quella provincia pugliese, ma in ogni modo questo delinea che c’era già all’epoca un pubblico locale appassionato e tutto sommato organizzato. Alcuni di quei concerti furono un evento vero e proprio, in primis gli Henry Cow. Taranto comunque era capace più di 40 anni fa di manifestare un grande interesse culturale e musicale con attenzione anche alle avanguardie che ha dato lustro e buona reputazione alla Taranto musicale. Molto rilevante e da non dimenticare.

Ringrazio sentitamente Marcello Nitti per il suo aiuto e i suoi consigli per la lavorazione di questo articolo.

 

Share This