VOTTO, VORTICE MELODICO
di Giovanni Panetta
Intervista ai Votto, band screamo di Piacenza. Suono periferico e in parte metropolitano, tra sentimento e idiosincrasie. Omaggio a Nello Vegezzi.
Quindi Noi Sbagliando Facemmo Giusto

Cover di Quindi Noi Sbagliando Facemmo Giusto (2021).

I Votto, provenienti da Piacenza, sono energia melodica e abrasiva in un’unica istanza, che si realizza in sonorità grosso modo sotto l’etichetta screamo ma con una piena e sincera libertà espressiva. Il 25 Giugno 2021 i Votto pubblicano il primo album e seconda loro uscita (dopo l’EP Panbauletto dell’11 Stettembre 2020), ovvero Quindi Noi Sbagliando Facemmo Giusto, per le etichette We’re Trying Records (USA), Non Ti Seguo Records (Milano), Desperate Infant Records (Hong Kong) e È Un Brutto Posto Dove Vivere (Padova), registrato e missato ai Giardini Sonori (PC) da Ric Demarosi, masterizzato da Giovanni Versari, e artwork realizzato da RodrigoAlmanegraSerna.
Quello dei Votto è un suono a tratti periferico e lateralmente urbano che si esplica in uno sfogo viscerale, in un gioco in penombra tra sentimento e idiosincrasie che caratterizza suoni e testi, in cui vi sono tracce di vissuti dei componenti. Un dualismo che si esplica anche nella prima traccia omonima, un sample montato del poeta e regista piacentino Nello Vegezzi, in cui il gruppo suona e ci accompagna in questo racconto all’insegna, sintetizzando abbastanza, di una doppia negazione narrativa.

Mantenendo una certa riservatezza sui nomi all’anagrafe dei componenti, il gruppo è formato da Daniele (chitarra e cori), Francesco (basso, voce e urla), Matteo (chitarra e cori) e Samuele (batteria e cori). Abbiamo rivolto a loro delle domande riguardo la loro poetica musicale, il loro passato, presente e futuro. Di seguito l’intervista.

Cominciamo dagli inizi. Come nasce e si sviluppa il progetto Votto, un’avventura che fonde energia e melodia attraverso un modus operandi plasticamente originale. Ce ne volete parlare?

“I Votto nascono inconsapevolmente a marzo 2019 durante un live a Piacenza. Sul palco ci sono tre ragazzi (Francesco, Matteo e Samuele) che provano a suonare emo/rock, ignari del fatto che dopo quel concerto una persona fra il pubblico (Daniele) si proporrà come quarto membro. Nonostante il gruppo avesse un altro nome (“Stasi”), crediamo che l’origine del progetto “Votto” si possa rintracciare in esattamente questo momento. Da qui in poi abbiamo iniziato a riarrangiare i pezzi già esistenti e a comporne di nuovi, fino ad arrivare al nostro primo EP Panbauletto: quattro pezzi tanto malinconici quanto melodici ma conditi da cori urlati in sottofondo. È durante questa prima esperienza in studio che ci rendiamo conto quanto ci piaccia urlare. In questo modo, del tutto spontaneamente, approdiamo nei lidi dello screamo accoppiando voce urlata e ritmi aggressivi con alcuni elementi melodici. Facendoci ispirare da band (italiane e non) del genere, tra sala prove e audio su Whatsapp, nasce “Quindi noi sbagliando facemmo giusto” – il nostro primo album.”

“Quindi noi sbagliando facemmo giusto” è un disco dalla potenza sonica, ma addensato di melodia; c’è una nota blu di malinconia e il calore di un fuoco magmatico sonoro. Il genere è screamo ma in piena libertà, attingendo da altro, come intermezzi di effetti (in senso più elettronico), un sample iniziale e un suono math rock policromato, a livello di armonie utilizzate. Sembra infatti che ci siano più colori vividi amalgamati, che mi ha fatto venire in mente gruppi (in una forma ribaltata) come Giraffes? Giraffes! e Hella, ovvero c’è un giocare multisfaccettato rispetto al suono che va sotto l’etichetta emo o screamo più ordinario. Volevo sapere come è nata questa libertà di forme, e se è stata intenzionale, ovvero se constatate che Votto dia un apporto più eterodosso nel suo contesto.

“Lo screamo, per come lo vediamo, è di per sé un genere in piena libertà, è talmente personale che risulta difficile inquadrarne un’ortodossia. Probabilmente proprio per questo ci piace così tanto, perché permette a noi, e a tutti quelli che si inseriscono in questo filone, di dare sfogo alla propria eccentricità. Se il risultato è “eterodosso” o originale probabilmente è dovuto a questo, se c’è un’intenzione è questa: suonare qualcosa con cui
riusciamo a entrare in connessione ed esprimerci nel modo più sincero possibile con noi stessi. Insomma non è un processo razionale, non ci siamo mai seduti attorno a un tavolo a studiare un progetto che fosse in qualche modo “fuori dagli schemi” ecco.”

Votto

Votto, foto di Martina Scazzariello.

All’inizio (traccia omonima) è presente un sample, un racconto del regista e poeta piacentino Nello Vegezzi, scomparso prematuramente a 63 anni investito da un’automobile. Una personalità emblematica che ha vissuto un’epoca di censure durante la sua attività artistica, attraverso una poetica che congiungesse natura della Terra con sensualità umana. Il succitato racconto offre una storia di contestazione, in cui fa la sua parte il valore della casualità. Come mai la scelta di questo sample, tra l’altro montato, e l’omaggio a Vegezzi, non a caso una personalità non indifferente nella vostra Piacenza?

“Secondo noi la storia raccontata in quel sample è incredibile. La versione completa dura una decina di minuti e si può trovare su YouTube. Della fantomatica vicenda del pero ci hanno colpito due elementi. Il primo è la salienza dell’inatteso: sbagliare bersaglio in un evento così inteso come una protesta politica può farti crollare il mondo addosso; scoprire che è proprio questo sbaglio a riempire di significato l’intera vicenda è invece un ricordo da custodire per tutta la vita. Siamo abituati ai colpi di scena durante la fruizione di film, fumetti o romanzi – quando avviene fuori dalla finzione può lasciarci senza fiato. Il secondo elemento è la scarsa considerazione dell’evento e del personaggio nel panorama culturale italiano. Banalmente, secondo noi Nello e la vicenda del pero meritano di essere conosciuti da molte più persone. Anche a Piacenza risulta un autore di nicchia. Da parte
nostra, percorrere i lunghi scalini della Muntà di Ratt, passeggiare sull’argine del Po e leggere le sue poesie sono modi per immaginare quegli anni di contestazione, per percepire il legame del nostro corpo con questo terreno, per sentire la presenza di Nello.”

I testi sono caratterizzati da uno sfogo energico e malinconico allo stesso tempo. Parole immaginifiche attraverso licenze poetiche in una forma interessante, dove il realismo è uno degli elementi dominanti. Vi chiedo come nascono i testi e il loro abbinamento ad un suono creativo ed elastico che a suo modo vuole tradire quel pragmatismo.

“I testi nascono come espressioni personali dei vari membri, che variano da sfoghi più o meno accentuati a constatazioni e accettazioni della realtà. A livello estetico giocano tra la semplicità degli argomenti trattati e lo sforzo immaginativo dell’ascoltatore di mettersi nei nostri panni. È qui che entra in gioco la collaborazione/contrapposizione tra gli adattamenti musicali e le parole scelte. I testi più emotivamente coinvolgenti sono uniti ai suoni più
aperti e melodici – quasi per stemperarne la tensione. Nelle canzoni più brevi, invece, entrambi i vettori vanno nella stessa direzione per impiegare il minor tempo possibile e arrivare “dritti al punto”. Questo perché, in questi casi, i testi non sono altro che dilatazioni artificiose di vissuti effimeri.”

Votto

Votto, foto di Marta Piroli.

Un suono maggiormente lirico e morbido è dominante nell’EP Panbauletto, esordio che che ha come struttura portante un post-rock melodico e accogliente, e attraversato da strutture ritmiche math. Un punto di partenza che si svilupperà in senso più propriamente screamo, o, astraendo ulteriormente, hardcore. Come nasce questo EP, e come si è evoluti in QNSFG?

“Panbauletto è un lavoro a cui siamo molto legati. Come già detto prima, è stata la nostra prima esperienza in studio come gruppo e, per qualcuno di noi, anche la prima in generale. Tuttavia lo sentiamo un po’ come un lavoro col freno a mano tirato: è come se fossimo stati intimoriti da un ambiente musicale, quello piacentino, che sentivamo poco accogliente verso certe sonorità (ci sbagliavamo senza fare giusto). Questo EP ci ha comunque dato molto coraggio; in primo luogo perché Michele (Marelli, ndA) del Monolith Studio (Brescia) ha fatto un grande lavoro – le parti urlate sono uscite molto fighe. Ci siamo quindi esaltati e, ancora prima di avere tra le mani il master di Panbauletto, avevamo già abbozzato Finire Tutto Prima Di Iniziare Qualcosa Di Nuovo. Inoltre, grazie a esso, siamo stati contattati da una label non solo fuori Piacenza ma addirittura dall’Italia – la statunitense We’re Trying Records. Lei ha
creduto in noi quando QNSFG non esisteva ancora e, così facendo, ci ha fornito la sicurezza e autostima necessaria per spingerci un po’ in là. Questo passo in più s’è esplicitato in una crasi tra quel lato melodico che fa parte di noi e lo sguinzagliare i cagnacci dell’hardcore – solo un’altra parte di noi.”

Per concludere, diteci quali saranno le prossime novità per la band, e se state già lavorando al prossimo album.

“Come prima cosa, arriveranno delle magliette disegnate e create da Stefano Giacomazzi (su Instagram @stefano_combinaguai) in collaborazione con la serigrafia degli amici del laboratorio PIG (Pazzi Incisori Genovesi). Non sappiamo ancora quando ma accadrà in un futuro prossimo. Poi continuiamo a sognare un’edizione speciale in vinile di Quindi noi sbagliando facemmo giusto – ma per ora rimane un sogno. Oltre a questo e a cercare di suonare in giro, stiamo già buttando giù le prime bozze del nostro prossimo disco. Per ora non abbiamo molto da dire, se non che si sta prefigurando ancora più violento ed emotivo.”

Grazie e alla prossima!

“Grazie a voi! Speriamo di berci una birretta insieme prima o poi.”

 

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