Un garage punk molto weird: The Procrastinators
di Giovanni Panetta
Intervista a The Procrastinators e a Paola "Paganhate" Paganotto. Garage eterodosso, DIY, l'album Amazing e i progetti di Paola.
Amazing

Amazing (2022). Artwork di Padiy, Dada e The Procrastinators.

Un sound garage punk con influenze surf e psych diventa protagonista con The Procrastinators, trio bolognese nato nel 2018 grazie alla collaborazione di Paolo “Pol” Cicconi (voce, chitarra, Casiotone), Paola “Paganhate” Paganotto (voce, basso, Casiotone) e Lorenzo Mazzilli, quest’ultimo sostituito nel ruolo di batterista l’anno scorso (2022) da Giovanni Caniato (Yonic South). A Settembre 2019 esce l’esordio Wah Tah, mentre nell’Ottobre del 2022 esce il secondo lavoro, Amazing, anticipato da un mini-tour nel Nord Italia e Svizzera. Il disco, originale per le sue influenze surf, psychobilly e quasi-kraut (Que Peña, Two Liars) o weird/pixiesiane (Sting-o!), e per il suo apporto più melodico, si guadagna un ruolo centrale nella musica sperimentale e indipendente in Italia di questi ultimi due anni, tra garage punk slabbrato ed etica DIY. In questo senso, un ruolo chiave viene giocato da Pol, che conferisce un idea più garage ed eterodossa (anche con i Muddy Worries), e Paola, sperimentatrice ed attivista femminista in musica ed arte grafica, esperta nella serigrafia (a nome Padiy).

Ne parliamo meglio in questa intervista a The Procrastinators e Paola, in cui si tratterranno dei loro progetti, temi associati e futuro.

Cominciamo dagli inizi. Il primo lavoro, Wah Tah (2019, Rochetman Records), è caratterizzato da un maggiore eclettismo rispetto il seguito, in cui il suono garage viene permeato da uno sperimentalismo originale, aldilà o all’interno del genere menzionato. I riff si ripetono nel loro minimalismo e distorsione, con un’atonalità acida, o più neutra quando sembra astrarsi. Tutto sommato ci sarà un ulteriore sviluppo nella vostra poetica lisergica e graffiante. Raccontateci dei vostri esordi, background e intenzioni; qual è stata la genesi di Wah Tah e come il tutto si è evoluto nelle successive due uscite?

The Procrastinators: “Ci siamo incontrati nell’estate nel 2018, in una di quelle tipiche sale prove all’interno di un garage sotterrano. Pol aveva dei pezzi da arrangiare, classici voce-ritornello-riff. L’intenzione era sistemarli e fare una band per suonare dal vivo quella roba. Chiede a Lor, con cui già suonava nei Johnny Clash Project, che si mette alla batteria; e a Paola, al basso, che all’epoca suonava negli Yonic South.

“Il background in comune é Bologna, la scena live punk e garage, e gli spazi nei quali esistevano come XM24, Atlantide, Vecchio Son etc. L’adolescenza in provincia, chitarre e strumenti sgangherati, la collezione di tape di punk anni 80 e grunge, viniloni blues. 

“Quindi mettiamo su una scaletta, e dopo 3 mesi di prove facciamo uscire il primo estratto, “Ufo Sadness” (video live di Enrico Stocco aka Wasted Pido). A quel punto ci contatta la Rocket Man Record di Milano e nasce la tape: registrata in presa diretta, in un week end del febbraio 2019 nel Real Sound Studio di Milano. Abbiamo “Wah Tah”.

“È stato tutto molto veloce e spontaneo, eravamo carich3 a molla e volevamo suonare. Ci siamo sperimentati innanzitutto tra noi tre, come persone che suonano: abbiamo condiviso i background e i suoni che ci caratterizzano individualmente. Non abbiamo cercato di seguire in maniera canonica quello che una persona si aspetta per forza da un disco garage punk: quello sta già dentro di noi, lo abbiamo mangiato per anni e lo abbiamo fatto uscire così, nel modo più puro e istintivo. Ne è uscito un miscuglio alchemico che mescola punk, garage insieme ad atmosfere rarefatte e momenti che col garage forse c’entrano poco. Per noi aveva tutto un senso. 

“E forse questa cosa è esplosa poi nell’ultimo disco, Amazing. L’approccio tipico del garage, presa diretta, concerto, rimane ma con maggior destrutturazione della forma canzone, che diventa più dilatata, psichedelica e contaminata da altri generi.”

La Special Edition relativa al vostro secondo album Amazing, pubblicata in anticipo rispetto quest’ultima (il 4 Marzo 2022, un’autoproduzione), è un esperimento molto interessante. Infatti ciascuna di queste cassette contengono un singolo di Amazing stampato in reverse loop. Un’edizione limitata, 16 numeri in tape in totale, che vuole offrire un feticcio “eccentrico”, interessante da ascoltare. L’idea è di Paola (Padiy) & The Procrastinators, con grafica di Lamatigre e stampa di Produzioni Rumorose. Come nasce l’idea dell’oggetto, nel segno di un pre-listening molto weird di Amazing?

Paola: “Le tape Loop Special Edition nascono nell’attesa di veder nascere Amazing in forma ufficiale. Abbiamo dedicato del tempo a cercare un’etichetta che volesse aiutarci a produrlo, nel frattempo continuavamo a suonare e abbiamo pensato che potesse essere una buona idea per lanciare la prossima uscita. Io sono da sempre una intrippata di autoproduzioni, visuali o musicali, come lo è Lamatigre, anche lui come me grafico e artista, mangiamo linguaggi molto simili e amiamo passare il tempo a costruire immagini e oggetti artistici. Lui in quel periodo stava sperimentando con le stampanti e il lettering, e così gli abbiamo chiesto di collaborare creando 8 grafiche, una per pezzo. Io avevo da parte delle cassettine vuote e le abbiamo inviate a Produzioni Rumorose, che le ha incise. 

“Questa mossa ha messo assieme due cose importanti secondo me: la prima, un’ attitudine al fare assieme, al collaborare, a riconoscere i nostri talenti e supportarci a vicenda; la seconda, la nostra continua ricerca e sperimentazione che non rimane strettamente legata alle questioni di suono.”

Amazing uscito il 29 Ottobre (2022) per Burning Sound Records (da Chaux De Fonds, nel Cantone di Neuchâtel in Svizzera, in vinile) e Sour Grapes (di Manchester, in tape), attinge da gruppi neo garage, surf psych come Wavves, Jay Retard, Ty Segall etc… o ricalca lo stile e l’attitudine di giganti quali The Oblivians. Il suono è più che mai fuzzato e distortamente lisergico e si districa in una piena e matura libertà creativa, sapendo calibrare nel complesso del lavoro melodie agrodolci, plastiche e corrosivamente pop. Un esempio di come sonorità diverse e policromate possano sussistere in un disco a tutti gli effetti DIY. Vi chiedo, similmente a prima, lo sviluppo di questo lavoro, e come il tempo a disposizione dalla pandemia ha favorito questo processo.

The Procrastinators: “La nascita di Amazing è stato un processo più lento. Qualche pezzo aveva iniziato a nascere nella seconda metà del 2019, sempre dai riff di Paul, o da giri nati improvvisando. C’è stata una maggiore ricerca in questi pezzi, sentivamo una pressione a farli evolvere, a portarli da qualche parte, come se volessimo far uscire dei non detti di Wah Tah. Sicuro l’arrivo in sala prove di Paul con la Casiotone ha fatto da boost. I pezzi hanno cominciato ad essere più intenzionali, ogni strumento dice una cosa precisa, vuol comunicare una sensazione che noi proviamo verso il mondo. Le canzoni prendono forma definitiva durante la pandemia. Lo stop del live, l’isolamento, le crisi personali, un mondo complicato, Putin, i terrapiattisti, una vita precaria, la tensione alla sopravvivenza, la consapevolezza che va tutto di merda, l’esigenza di giustizia, la critica all’idea di amore romantico (non solo verso le persone ma come modo malato di concepire tutti i nostri desideri). Tutti questi spiriti sono Amazing.  

“Nel luglio del 2021 li abbiamo portati al Balsamic Studio di Alberto “Boto” Dutto, chitarrista dei Movie Star Junkies, e alchimista della musica: nel suo fienile ha prodotto dei dischi meravigliosi. E’ stata un’esperienza bellissima, ai limiti del trascendentale, una sinergia e una intenzionalità fortissime.  Ci siamo spinti oltre, cercando di portare a casa il lavoro dando tutto in un lasso di tempo molto limitato: in un week end abbiamo fatto tutte le prese, registrando su un Tascam a bobine. Il missaggio è stato fatto parzialmente sul momento e nei giorni successivi sempre da Boto. Ad agosto è stato masterizzato da Emanuele “Nene” Baratto al Big Snuff di Berlino. Tutto in analogico, non per coolness ma per estrema volontà: volevamo che il tutto suonasse il più sincero è possibile.

“E allora ci siamo resi conto di aver creato qualcosa di veramente bello. Almeno per noi lo era. il passaggio successivo è stato cercare qualche etichetta underground che volesse aiutarci a produrne delle copie fisiche. Nasce così l’incontro e la collaborazione con la Burning Sound e la Sour Grapes.

“Sono entrambe etichette votate al DIY, che amano ancora la modalità underground con cui si fanno le cose e si distribuiscono. 

“Un esempio è stato il processo di produzione dei vinili: nell’estate 2022, raggiungiamo Bab Digler, musicista produttore e fondatore delle Burning Sound, dopo un mini tour in Germania con ultima data in Svizzera. Nei tre giorni seguenti ci siamo chiusi in un laboratorio di serigrafia vicino a Losanna, dove abbiamo serigrafato e letteralmente chiuso a mano (300 copie, 2 colori) le cover dei vinili.” 

The Procrastinators

The Procrastinators, da sinistra a destra: Giovanni Caniato, Paola “Paganhate” Paganotto e Paolo “Pol” Cicconi. Foto di Angelo Sava.

Nell’integrità vi è un’apertura melodica più surf (con Brew e Tonite), convergendo verso sonorità psichedeliche che evocano lande desertiche (Que Peña) o più psychobilly (Two Liars). Sembra che vi sia un gioco di tonalità opposte, un modo di dividere l’album più nettamente seguendo una curva continua. Da dove deriva questa scelta, e se l’intento era dare più ordine in questo ascolto diversificato.

Pol: “La scelta della scaletta dei pezzi nel disco rispecchia grosso modo l’ordine con cui li suoniamo di solito in saletta e live. Questo perché cerchiamo di seguire quello che per noi è una sorta di flusso emotivo, che non è altro poi il modo con cui approcciamo il live: un’apertura più melodica, come dici giustamente tu, per rendere comprensibile e chiaro a chi ascolta il mondo garage a cui ci riferiamo, ma è anche un modo per noi per entrare mentalmente e attitudinalmente nella dimensione del concerto. Nella parte centrale Que Peña permette di dilatare e aprire verso altri spazi, mentre Two Liars ci riporta indietro alle origini più crude… Ci piace insomma farci prendere da questo alternarsi di suoni e di emozioni. Il terzetto finale segna invece una rapida discesa verso una dimensione più oscura: i testi e le atmosfere di Sting-oh!, Dark Tropicana e Bad Times rappresentano quello che per noi è stato il periodo passato in cattività durante il Covid, la sfiducia e la paura nei confronti di quello che potrà succedere, sempre in equilibrio precario tra la lotta e il fallimento.”

Dark Tropicana è contraddistinta da linee più distese e acide ma con un tocco più dreamy. Il pezzo è un intero corpo plastico che si dilata a bassa pressione e gravità, richiamando allo stesso tempo il leitmotiv psichedelico dell’album. È un pezzo che trovo diverso rispetto agli altri, un outlier di altra consistenza, dinamico e contemplativo allo stesso tempo, con una regolarità più costante, astratta e meno classica. Raccontateci della genesi del pezzo e come avviene la sua collocazione in Amazing.

Pol: “Dark Tropicana è sicuramente il pezzo più atipico all’interno di Amazing e sia, più in generale, di tutta la nostra “discografia”. E’ nato da due accordi, sostanzialmente tutta la canzone è giocata sull’alternarsi di un mezzo tono, prendendo fin da subito una piega vagamente “tropical” (ci piace la Cumbia senza alcun dubbio). Abbiamo cercato di giocare molto sulla dinamica a livello musicale e sul contrasto tra la melodia vagamente beffarda e il testo che, per contrapposizione voluta, vorrebbe essere un j’accuse nei confronti del consumismo e del capitalismo, e allo stesso tempo dell’ostentazione del contrario, ovvero la banalizzazione dell’anticapitalismo e del rifiuto delle regole del mercato.”

Paola, nel 2018 hai partecipato a un reading sonorizzato da Nàresh Ran, proprietario di Dio Drone, e Francesco Zedde (di cui parleremo alla domanda successiva). Il pezzo narra di un attentato terroristico negli studi di Radio Città Futura a Bologna e nei confronti di un collettivo femminista di Radio Donna attivo negli anni ’70, mentre trasmettevano una loro diretta nel 1979, il tutto in prima persona da parte di una dei membri del collettivo. Un pezzo appare intensamente realistico, in cui il sottofondo periodico e oscuro ha come momentanea “ancora di salvezza” la fine di un inferno ridimensionato in quegli studi radiofonici rappresentato dagli spari dell’attentato, assumendo di rimando un andamento quasi parabolico, di contrasto a quello oscillante del suono. Parlaci di come nasce questo pezzo e dell’esigenza di diffonderlo di questi tempi in forma più moderna.

Paola: “Nel 2018 ho dato vita a un progetto multimediale dal nome Back From The Stake. È nato dalla scoperta di un evento storico molto pesante successo a Roma nel Gennaio del 1979: l’attentato fascista durante la diretta di Radio Donna. Tre Nar a volto coperto entrarono negli studi di Radio Città Futura, radio libera nata durante gli anni di contestazione studentesca, lanciando bombe incendiarie nello studio e sparando alle compagne durante la trasmissione radio. 

“Ho trovato su Youtube l’audio di una testimonianza radio di una delle sopravvissute, che raccontava quello che era successo quel giorno. Sono stata malissimo. La rabbia e il dolore mi hanno sopraffatta, al punto tale di decidere che quella storia meritava di essere conosciuta da tutt3. La testimonianza da sola era troppo forte, avevo bisogno di trovare un modo per farla digerire, per far sì che l’attenzione di chi ascolta rimanesse ancorata alla storia, contrastando quel senso di voler skippare la storia a un certo punto perché fa male ascoltarla. E un modo per farla arrivare a chi mi avrebbe capita nelle intenzioni.

“Ho pensato così di fare delle tape. Ho scaricato il pezzo e inviato a Naresh che, lasciandosi portare dalla narrazione, ha inserito droni e feedback. Poi ho preso io l tutto e sono andata da Zedde, che ha lavorato ad appuntire i rumori radio, e, dopo che ho inserito delle voci, ha missato il tutto. Sono nate 20 tape, riversate su nastro da Matteino della TFTD; le cover sono in Risograph (stampate da Press Press, Milano) e la grafica nasce mescolando pezzi di stampe in linoleum e print block.

“L’abbiamo portato live per la prima volta l’8 marzo 2019 al Granata, con un set in cui io recivo la testimonianza mentre Naresh e Zedde suonavano le loro macchine infernali. 

“La performance è stata messa in scena una decina di volte, collaborando anche con altr3 musicist3 , tipo Laura (Campana, ndr),  che suona negli Hallelujah, Sly e Kata dei So Beast, Giovanni, attuale batterista dei The Procrastinators. Questa forma fluida la ritengo una componente molto importante: questo progetto per me è molto sentito e importante e poterci lavorare con il supporto di amiche e amici musistx è un plus salvifico. Prima che musicistx, artistx, creatorx, siamo umanx, fatti di pelle, sangue, sentimenti e vizi vari. Un tema come questo, della violenza, in questo caso fascista ma apro a tutta la violenza, ci riporta tutti sullo stesso piano, quello di umani vulnerabili, perchè tutt3 stiamo male quando ascoltiamo quella storia. Metabolizzare non solo le conquiste ma anche il dolore assieme è un’arma molto forte. Sono un’antifascista convinta, vengo da Verona dove nel 2008 un mio coetaneo è stato ammazzato di botte da 5 fascisti coetanei in una sera d’estate, così, a caso. Quando intorno a te succedono queste cose, non puoi rimanere neutrale. La memoria è importante, indispensabile, è una questione di giustizia.”

Paola, parliamo della tua collaborazione in Dissolve, traccia presente nell’album Functional Stupidity di Francesco Zedde, aka Tonto. Il pezzo si districa tra il tuo contributo più disteso della tua voce e pattern ritmici complessi, il tutto permeato da un certo rumorismo. Invece in Macboos nel precedente EP Cerbiatto, sempre di Tonto, l’apporto della voce è più rappato con una componente melodica più aperta, il tutto su uno sfondo sonoro sinusoidale. Parlaci di come nasce la tua collaborazione con Francesco, in generale stilisticamente divergente.

Paola: “Ho conosciuto Zedde imbucandomi a un Disconfort Dispatch nel 2017 probabilmente, aggiungendomi con la voce a un set in cui suonava Frè dei Lleroy. È stato fantastico. Da quel momento ho conosciuto la dimensione dell’improvvisazione noise, che mi ha permesso di uscire dalla mia comfort zone della dimensione band in cui ero solita muovermi con la voce. Da lì ho iniziato a sperimentarmi in diversi set, collaborando con mucisitx usando la voce, secca o effettata, e improvvisare sulle basi è diventata tra le mie cose preferite in assoluto. Anche la mia partecipazione a Macboos e Dissolve è stata una semi imbucata: Zedde stava registrando le batterie a Cabot Cove (sala prova a Bologna, covo per molt3 musicist3 dell’underground bolognese) e io gli ho proposto di “cacciargli degli urli”. E lui ha risposto “ok”. Così è andata, come te la sto raccontando. 

“Il primo è stato Macboos. Avevo scritto quel testo almeno un anno prima, ispirandomi a una storia che avevo letto in internet di una ragazza in Marocco che avrebbe ammazzato il marito, usato il suo corpo per cucinare un piatto tipico (Macboos appunto) e offerto poi per pranzo agli operai che lavoravano vicino a casa sua. Forse era una bufala, ma quella storia mi ha appassionata e ho costruito una storia della storia, iniziando a immaginare perché lei lo avesse fatto. è un testo abbastanza provocatorio e mi sembrava perfetto per la musica che stava componendo Zedde. Quindi mi ha fatto sentire una delle tracce a cui stava lavorando e ho iniziato una specie di rap seguendo un ritmo quasi marziale che ha fatto partire. Poi mi ha chiesto di cantare Dissolve. Qui ho letteralmente screamato per tutto il tempo sulla base. La sensazione è che avesse letteralmente dissolto la struttura classica dei pezzi hc di 1 minuto e mezzo, ripetendo le parti in maniera ossessiva e moltiplicando le batterie triggerandole. Il pezzo a un certo punto non tornava più ed stato interessante improvvisare a caso pezzi di testo. Insomma, gli ho letteralmente prestato della voce e ovviamente non avevo la più pallida idea di cose ne avrebbe fatto. 

“Anche se le nostre produzioni musicali sono su due stili di suono divergenti, condividiamo un certo approccio e attitudine nel fare le cose, e sicuramente molti ascolti. Entriamo bene in sintonia attraverso l’improvvisazione e l’ambiente live.”

Per concludere, parlateci delle prossime novità riguardo The Procrastinators e progetti collaterali.

The Procrastinators: “Da novembre, ovvero da quando è uscito “Amazing”, abbiamo fatto concerti in giro principalmente per il nord Italia e in Svizzera. Ci prenderemo una piccola pausa fino ad Aprile per lavorare sulla promozione della band e poi torneremo con i live (e qualche novità croccante a riguardo). Tutti noi abbiamo progetti paralleli/collaterali che stiamo cercando di portare avanti, coerentemente con i The Procrastinators: Pol suona con i Muddy Worries e The Johnny Clash Project, Paola, oltre a Back From The Stake, sta lavorando a del materiale top secret sia solista che in collaborazione, e Gionni, che si è unito a noi dal marzo 2022, collabora con Yonic South.”

 

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