Roseluxx tra dolore, decadenza e bellezza
di Giovanni Panetta
Intervista ai Roseluxx riguardo la recente pubblicazione di Grand Hotel Abisso, i precedenti lavori e il loro futuro. Sguardo sulla società tra oscurità e contemplazione.
Grand Hotel Abisso

Cover di Grand Hotel Abisso (2021).

Nel 2012 nascono i Roseluxx, formati da Tiziana Lo Conte (voce ed elettronica, nel passato e nel presente in Gronge, Goah, The Wedding Kollektiv), Claudio Moneta (chitarra e testi, nel suo passato e presente in Goah, Monzòn, The Wedding Kollektiv), Federico Scalas (basso, contrabbasso e violoncello, già anch’egli in The Wedding Kollektiv) e Cristiano Luciani (batteria e percussioni), quest’ultimo successivamente sostituito da Marco Della Rocca (batteria e percussioni). Il quartetto, con sempre diverse e fervide impostazioni nel suono ha all’attivo tre album, ovvero Resti Di Una Cena (2013), Feritoia (2017) e Grand Hotel Abisso (24 Settembre 2021), tutti e tre per Goodfellas Records. L’ultimo lavoro è sempre all’insegna di sperimentalismi ben strutturati, permeati da un melodismo più acido o agrodolce, in cui nei testi compare un lato più introspettivo e allo stesso tempo caratterizzato da una visione estesa. Qualche esempio, Ragazza A Roma possiede una consonanza obliqua, e un racconto con sfondo una Roma in equilibrio da forze opposte; invece Scelta Di Campo, più fluida in particolar modo nelle linee di chitarra, concerne l’impegno politico (inteso in senso lato) da parte di eroi silenziosi (come, da testo, il carrista che durante la Protesta di Piazza Tienanmen (Pechino) del 1989 si ferma davanti al cosiddetto Rivoltoso Sconosciuto; oppure lo sportivo e attivista australiano Peter Norman, che salì sul podio dei 200 metri piani dei Giochi Olimpici a Città del Messico del 1968, insieme a Tommie Smith e John Carlos che, scalzi, alzarono il pugno chiuso in un guanto di pelle nera a sostegno dei diritti umani e in particolar modo afroamericani).

Roseluxx

Roseluxx, da sinistra a destra: Claudio Moneta, Federico Scalas, Tiziana Lo Conte e Marco Della Rocca. Foto di Valentina Pascarella.

Di seguito un’intervista ai Roseluxx sulla musica e i testi di Grand Hotel Abisso, gli altri lavori e il loro futuro.

Cominciamo dal vostro ultimo album, ovvero Grand Hotel Abisso. Come nasce e si sviluppa l’idea centrale del disco, tra lirismo pop e eleganza lisergica?

Roseluxx: “Se guardi ai nostri precedenti lavori è abbastanza facile capire che ci muoviamo lentamente aspettando la trasformazione, del resto la nostra musica evolve con noi. Grand Hotel Abisso non è altro che la nostra risposta all’attuale situazione sociale ambientale e non in ultimo politica.

“È una visione metaforica del potere che guarda indifferente la decadenza della nostra civiltà. Il lirismo pop si lega alla nostra libertà compositiva, non inseguiamo generi ma ci lasciamo trascinare da quello che scaturisce dentro ognuno di noi. L’eleganza lisergica è invece legata al nostro stato d’animo che in questo momento storico così decadente, lotta tra bellezza e dolore.”

Grand Hotel Abisso ha un suono diversificato, nobilmente tradizionale. È interessante questa tendenza ad evocare immagini, sia per suoni che per parole, attraverso un linguaggio cinematografico; un flusso di coscienza fatto di realismo, tra immaginario pop con una cornice barocca. In Suspiria vengono evocate scene dell’omonimo film di Dario Argento con una proiezione nel presente, in Netflixx viene chiamato in causa il clima di disincanto e disimpegno attuale. Un melodismo obliquo in cui vengono creati scenari descritti con attitudine popular ma elegante. Claudio, come è avvenuta la scrittura e la scelta dei testi? In più come avviene in te, Tiziana, questa capacità di interpretarli chiamando in causa anime molto spesso diverse?

Claudio Moneta: “Nella scrittura dei miei testi non seguo nessuna formula preordinata, a volte vengono di getto a volte invece è necessaria una lunga rivisitazione. Le ispirazioni possono essere le più disparate ma spesso ricerco le sensazioni nelle discipline diverse dalla musica che vengono citate volentieri: la letteratura (più la saggistica che la prosa), ma anche le arti figurative e ovviamente il cinema. Di solito mi aiuta camminare, più spesso in un contesto urbano, forse da qui proviene il flusso di coscienza che citi nella domanda. Per il resto ho un’alta considerazione della cultura pop, in particolare dei suoi confini, quelli più sperimentali e quelli che flirtano con l’intellettualità. Insomma mi ha sempre intrigato il rapporto di stima tra Disney e Ejzenstejn e conservo la foto in cui Kirby e Zappa si abbracciano.”

Tiziana Lo Conte: “La tecnica vocale acquisita negli anni mi facilita il compito di spaziare nelle diverse anime dei Roseluxx che non sono mai uguali a sé stesse. Utilizzo diversi registri sonori per esaltare il valore letterario del testo. La ricerca e l’interpretazione sono due aspetti che cerco di non perdere mai di vista. Affrontare il gioco verbale, lasciarsi coinvolgere, non sentirsi limitati dalla propria lingua, ma soprattutto, non avere paura di osare.”

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Roseluxx, da sinistra a destra: Tiziana Lo Conte, Marco Della Rocca, Claudio Moneta e Federico Scalas. Foto di Barbara Marinangeli.

Parlando della musica, le linee di chitarra e basso attingono ad una poetica in un certo senso post-rock e noise, con un retaggio dal post-punk; i pattern della batteria sono potenti e elastici, e da parte di tutti c’è una sapienza a saper dilatare i tempi attraverso un suono in divenire, molto spesso in una stessa traccia. Come avviene questa plasticità nel suono, più classica nello spettro della vostra musica ma nel suo concept interessante?

Roseluxx: “Le commistioni di linguaggi diversi, anche all’interno dello stesso brano non nascono da scelte pianificate, ma sono piuttosto il naturale risultato del vissuto e dei differenti percorsi artistici: siamo una band anagraficamente matura, ognuno di noi ha vissuto diverse stagioni musicali e praticato differenti ambiti artistici, quindi è stato naturale fin dall’inizio che nel progetto Roseluxx tutte queste esperienze confluissero. Bisogna dire comunque che in fase di realizzazione stiamo molto attenti a cercare di rendere il tutto un risultato coerente.”

Per quanto riguarda l’ultimo pezzo, Variazione Eldorado, la componente lisergica diventa più preponderante. Un suono ambient, riverberato e più distorto, delinea melodie distese, armonizzando con la voce di Tiziana, in maniera cosmica ma al tempo stesso terrena. Come nasce questo brano e come mai la sua collocazione in Grand Hotel Abisso?

Roseluxx: ““Variazione Eldorado” nasce dalla collaborazione con il musicista e produttore Lorenzo Stecconi, il brano originario “L’Eldorado”, ha una sonorità in linea con il resto del materiale, e non è escluso che vedrà la luce in una prossima pubblicazione, mentre quella presente sull’album è appunto una delle possibili ‘variazioni’, il lavoro di Lorenzo, che ci ha subito colpito e affascinato, è una rilettura completa, un intervento profondo che ne stravolge l’estetica, un linguaggio che in parte si discosta dal nostro, in sostanza un nuovo brano ma che comunque conserva il dna originale, il ricordo ancestrale della composizione iniziale. Bisogna anche dire che è una tradizione dei Roseluxx inserire un pezzo che apparentemente si discosta dal resto del materiale, come ad esempio “Città morbida” nel primo album o gli episodi di “Garage Moebius” in “Feritoia”.”

Nel precedente e secondo album, Feritoia (Goodfellas, 2017), il valore euristico della casualità è ulteriormente maggiore, che si esplica nella varietà dei suoni, più caotica ma sempre con meditato surrealismo. C’è un maggior uso della dissonanza e una scrittura più spontanea, ed inoltre viene contemplata l’improvvisazione libera in particolar modo nella serie (riportata parzialmente) Garage Moebius. Come nasce questo album e la sua estemporaneità?

Roseluxx: “In Feritoia la ricerca dell’equilibrio tra la forma canzone e le metodologie più sperimentali o d’avanguardia raggiunge una compiutezza voluta ed evidente. A brani come “Imparare ad attraversare la strada” o la (quasi) title-track, devote a una tradizione di canzone autoriale, si alternano pezzi come “Ozi di Capua” che ha un andamento addirittura prog con i suoi cambi di atmosfera e di tempo, o le conduzioni improvvisate di Garage Moebius con altri musicisti provenienti dal jazz di ricerca, il tutto a sottolineare le diverse anime che hanno da sempre agitato la band. In questa ricerca di equilibrio “Feritoia” assolve perfettamente il compito di costituire un ponte tra il primo e il terzo album.”

Resti Di Una Cena, il vostro esordio pubblicato nel 2013 per Goodfellas, è caratterizzato da un suono ulteriormente astratto, più acido e sospeso, in cui appaiono ospiti di grande importanza dallo stesso scenario musicale italiano (come Stefano Pilia e Luca Tommaso Mai). Lo sperimentalismo è più centrale, e ad esempio nell’ultima traccia, Città Morbida, la vostra attitudine melodicamente lungimirante incontra elementi di harsh noise verso il finale. Come nascono queste caratteristiche in Resti Di Una Cena? Inoltre, in riferimento sempre agli inizi, parlateci di come è nato il vostro progetto e con quali intenzioni.

Roseluxx: “Dal primo album a quest’ultimo ci sono state dei cambiamenti e delle mutazioni nel suono, d’altronde tra ogni lavoro è passato un periodo di circa tre/quattro anni, ed è quindi naturale che alcune cose si evolvano, in realtà l’unica scelta presa a tavolino riguardo all’ultimo album è la quasi mancanza della partecipazione di ospiti. Non è cambiata invece quella che è l’idea originaria, il concetto intorno a cui si è edificato il progetto Roseluxx, che si riassume nel far declinare la forma canzone, come tradizionalmente viene concepita, con linguaggi musicali che possono spaziare anche in ambiti più radicali, come ad esempio l’improvvisazione aperta, in questo si può dire che siamo sempre rimasti coerenti fin dall’inizio.”

Per concludere, a vostra discrezione, in quale direzione si muoverà il vostro prossimo lavoro. Quali saranno progetti del futuro più vicino relativi ai Roseluxx in generale?

Roseluxx: “Come detto a inizio intervista aspettiamo le trasformazioni, non c’è nessuna progettualità predefinita, consapevoli di far parte di un contesto in evoluzione che vogliamo riflettere nella nostra musica e a cui vogliamo contribuire tentando di aggiungere il nostro valore estetico. Ci piacerebbe nel futuro accorciare i tempi di realizzazione dei nostri lavori, esibirci live più spesso (restrizioni permettendo) e veicolare maggiormente la nostra musica.”

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