Fiesta Alba è un quartetto formato da Octagon (composizioni, chitarre, graphic design), Pyerroth (batteria acustica), Fishman (basso) e Dos Caras (produzione artistica, suoni sintetici e digitali), i quali indossano maschere da luchador, ovvero lottatori di una variante del wrestling messicana di nome lucha libre. A Marzo 2023 pubblicano per neontoaster multimedia il primo lavoro, un extended playing omonimo di cinque tracce con i contributi di alcuni vocalist ospiti (Nicholas “Welle” Angeletti (Italia), Dj Sensational (da New York) e Kylo Osprey (dal Laos)) nonché la presenza di un campione estratto da un discorso del politico e attivista del Burkina Faso Thomas Sankara. Il suono di Fiesta Alba, l’EP, unisce più sonorità e attitudini, comprendendo divagazioni post-punk e afrobeat, in cui ogni cosa è permeata da un’elasticità sorprendente e liberatoria, fulgida per essere al primo lavoro.
Abbiamo intervistato il quartetto riguardo l’EP e altri aspetti caratteristici. Di seguito la nostra conversazione.
Allora, come nasce il progetto Fiesta Alba, progetto mascherato che unisce ritmi sghembi e sonorità esotiche (lateralmente o meno)?
“Fiesta Alba è un figlio illegittimo della pandemia. Mentre il pianeta veniva sferzato dal virus e le libertà individuali venivano messe in discussione in virtù della sicurezza collettiva, noi siamo scesi sottoterra nel nostro garage per ridefinire quello che volevamo fosse la nostra musica. Abbiamo spalato carbone nel sottomondo e gettato i pilastri su cui poggia il nostro progetto e nel farlo ci siamo sentiti legati al resto del pianeta che l’epidemia, nostro malgrado, aveva unito. E’ stato quindi da subito chiaro che Fiesta Alba doveva possedere la vocazione a fare musica contaminata dal virus dell’internazionalismo.”
Siete un progetto mascherato (con delle maschere da wrestler) e il vostro logo sembra rappresentare il volto di una civetta che evoca i vostri copricapi. A quanto pare c’è l’intento di simulare un combattimento, voi e l’establishment, musicale o non. Parlateci dell’intenzione di coprire il volto; volete simulare una rivalità ulteriore con quel sistema imperante?
“Il logo della band è una maschera cerimoniale africana Kifwebe (Congo) mentre le maschere provengono da un altro sud del mondo, quello della “lucha libre” messicana. Per parafrasare il subcomandante Marcos, copriamo i nostri volti per mostrarli (e ovviamente la fonte della citazione non è casuale). Da sempre le maschere accompagnano i conflitti, sia reali che rappresentati, e nel mercato della musica di oggi lo strapotere dell’industria discografica capitalista genera un conformismo insopportabile cui è nostro dovere ribellarci. Dichiariamo consapevolmente di essere dei losers e di lottare contro un mostro invincibile, tuttavia vogliamo ribellarci perché è giusto far emergere i conflitti o anche solo per il gusto estetico di farlo.”
Il vostro EP omonimo viene pubblicato dalla neontoaster multimedia, etichetta di Alessandro Denni, ex-Gronge e attualmente nei Wedding Kollektiv. Come nasce questo sodalizio e in che modo siete legati alla organicità di quel mondo e alla sua storia?
“Il nostro sodalizio nasce molto tempo fa e si fonda sulla stima e sul riconoscimento dell’importanza storica di quelle esperienze che hanno contraddistinto la fine dello scorso millennio. La neontoaster oggi con le sue produzioni marca un territorio con la dedizione e una qualità riconoscibile, siamo quindi orgogliosi di farne parte.”
Laundry è nell’ottica di una fluidità discontinua nelle linee di chitarra, allo stesso modo è la dirompenza di Octagon; ovvero si cerca di uniformare il suono tramite la sua obliquità magmatica, ma che allo stesso tempo rappresenta un polo attrattivo attraverso l’intrinseca groovosità. Come nascono questi elementi e il loro valore dicotomico?
“Esiste una dialettica più o meno evidente all’interno della musica di Fiesta Alba dovuta alla quantità di elementi eterogenei che finiscono nel nostro frullatore: riff angolari e bassi paraculi, ritmiche groovy e dissonanze non confortevoli, la stessa alternanza di acustico e digitale, tutto questo confluisce nella nostra cifra stilistica, a tutto cerchiamo di conferire una forma che pervada tutte le nostre composizioni, un’elaborata formula originale che ci contraddistingua. Laundry costituisce la nostra interpretazione di una canzone canonicamente intesa, al contrario in Octagon non esiste una struttura: è un flusso minimalista che potrebbe continuare ore ma che abbiamo ridotto a un minuto e mezzo come ad accennare qualcosa di potenziale.”
Ho notato una certa frammentarietà nel flusso del suono, come se esso volesse fuggire da se stesso. In Juicy Lips si palesa questo elemento, attraverso stop and go inaspettati o inconsueti lungo pattern elettronici, matematici e granulari. Come avviene in voi questa intuizione astrattista?
“Juicy Lips è un flusso basato su un arpeggiatore sgrammaticato e impazzito. L’assenza voluta di una progressione armonica definita o di una struttura di forma-canzone contribuisce a quella frammentarietà di cui parli. Esiste una certa ricerca dell’inatteso, studiata per sembrare quasi il suo contrario, cioè quasi un’improvvisazione. La copertina del nostro cd è una rappresentazione grafica dei concetti sottesi dalla musica di Fiesta Alba: su una reale struttura architettonica si sovrappongono i livelli disallineati, i piani si confondono e insieme alla caleidoscopia geometrica emerge un piano astratto e non lineare.”
Burkina Phase gioca con elementi afro convergendo a più riprese verso geometrie occidentali. La musica, giocosa e scampanellante, mi ha ricordato i francesi Ultra Zook in maniera però più austera e con qualche lieve sfumatura dub/downtempo. Cosa rappresentano per voi questo omaggio al leader e fondatore del Burkina Faso Thomas Sankara (che compare in dei campioni) e quelle sonorità?
“Burkina phase nel titolo evoca un gioco di parole a noi molto caro perché svela uno dei concetti alla base del progetto e cioè il minimalismo occidentale a la Steve Reich (Piano phase) che incontra le ripetizioni ipnotiche della musica africana. Nell’inoltrarci in questo territorio non siamo i primi esploratori, possiamo annoverare tra le nostre influenze senz’altro il lavoro fatto da Brian Eno e David Byrne sul capolavoro “Remain in light” dei Talking heads nel riuscitissimo tentativo di unire l’afrobeat con il post-punk, il sud con il nord del mondo. Ma nel titolo si evoca anche il Burkina Faso nome di uno stato africano voluto da uno dei più grandi condottieri del mondo contemporaneo: Thomas Sankara il rivoluzionario leader africano che ha pagato con la vita il suo tentativo di ridefinire le relazioni del suo Paese con l’occidente post-colonialista. C’è un’immagine che ritrae Sankara mentre suona una Stratocaster che ci fa ritenere, senza averlo mai sentito, che sia stato senz’altro il più grande chitarrista di tutti i tempi.”
In ciascun pezzo, tranne gli ultimi due, compare un vocalist diverso (che è anche autore del testo), ovvero Nicholas “Welle” Angeletti, DJ Sensational e l’artista nigeriano Kylo Osprey. Parlateci di come avvengono queste collaborazioni e se vi avvalerete nelle vostre pubblicazioni di altri collaboratori.
“Per le sue inclinazioni internazionali e fortemente propense alla contaminazione ci è sembrato consequenziale cercare i vocalist di Fiesta Alba scandagliando il pianeta. Abbiamo sfruttato così uno dei pochi aspetti positivi della compiuta globalizzazione: quella capacità di interagire col resto del pianeta tramite la comunicazione digitale. Accesi i radar e aperte le orecchie abbiamo selezionato le voci che potevano arricchire e dilatare gli orizzonti musicali del progetto, rompendo la gabbia che ci confina nel nostro Paese dove a volte manca il coraggio di esplorare territori e troppo spesso si resta confinati dentro il recinto asfittico dei generi musicali. Welle, Dj Sensational e Kylo Osprey corrispondono a 3 nitide volontà di arricchire il nostro linguaggio musicale con il post-punk, l’hip hop e l’afrobeat consentendoci di dialogare con le altre periferie del mondo: dalla provincia italiana ai ghetti neri di Brooklyn agli slums di Lagos. Non vorremmo perdere questa ricchezza per i futuri lavori.”
In conclusione, parlateci dei prossimi progetti, a livello di concerti e tour, e in che direzione si muoveranno i Festa Alba per le prossime pubblicazioni.
“Fiesta Alba prevede una controparte live differenziata e riadattata per le esibizioni dal vivo che tuttora stiamo mettendo a punto per offrire la migliore performance. Speriamo presto di esibirci ma lo vogliamo fare con la stessa meticolosità con cui abbiamo curato l’EP. Per le prossime pubblicazioni, invece, stiamo già preparando il materiale: un secondo EP, in continuità con quello già pubblicato, che probabilmente vedrà la luce forse già alla fine di quest’anno o al massimo per l’inizio del ’24.”