Andrea Doro, in arte Koyaanis Naqoy, sperimenta tra trame dronizzate su paesaggi sonoramente distopici pubblicando una prima uscita, un EP intitolato KN, per la HysM? di Jacopo Fiore e Stefano Spataro. Il sodalizio nasce dall’attività di Stefano e Andrea all’interno del progetto letterario de La Nuova Carne, che racchiude vari sottogeneri weird, prima sotto forma di rivista web e poi estesa ad associazione culturale e successivamente anche a casa editrice.
Le tessiture del suono in KN appaiono armonicamente intense o estese, trasmettendo una certa creatività onirica e oscura, in chi campioni di note diversificate appaiono raffigurazioni in rilievo all’interno di una scultura barocca, giocando quindi tra elementi micro e macro in maniera ondivaga e ipnotica.
A seguire un’intervista ad Andrea Doro sul progetto Koyaanis Naqoy e il relativo contesto.
Andrea, sei uno scrittore e ti presenti in questo nuovo progetto come musicista. Parlaci della tua offerta; come nasce il progetto, quanto c’è di meditato e come avviene la componente più improvvisata?
“Ciao, si, da dieci anni circa mi occupo di narrativa, poetica e spoken words all’interno del frastagliato panorama letterario italiano. Koyaanis Naqoy è invece l’unico mio progetto ad essere esclusivamente strumentale, nasce intorno al 2015 in un periodo non proprio quieto della mia vita e prende ispirazione principalmente dalla filmografia sperimentale di Godfrey Reggio. Dopo alcune prove e registrazioni non proprio convincenti ho preferito mettere tutto in un cassetto e dimenticarmene. Qualche anno e parecchie parole dopo, durante il Grande Evento Globale, ho ritrovato per caso alcuni vecchi file del progetto, seppelliti in varie sottocartelle dentro un hard disk e qualcosa dal profondo è riaffiorato. Ho racimolato un po’ di attrezzatura e ho iniziato di nuovo a sperimentare senza l’uso delle parole. Il progetto si è concretizzato finalmente nell’autunno scorso, mentre a febbraio ho registrato il primo EP in studio. L’improvvisazione è uno dei principali punti cardine del progetto. Trovo riduttivo e anche un poco scocciante l’idea di confezionare un prodotto e poi venderlo sempre uguale in ogni dove. Per me ogni palco, ogni locale, ogni chilometro percorso è un esperienza unica e irripetibile. Quindi ho preparato il live set in funzione di questa idea, certo ci sono dei punti riconoscibili, delle piccole strutture lampeggianti nella nebbia della baia della pura e totale improvvisazione, ma servono esclusivamente per non perdere la direzione finale. Per rendere il tutto più immersivo inoltre, durante i live, vengono proiettate una serie di proiezioni e visual, curate da me, dai forti colori acidi e ipersaturi che traggono ispirazione dal vasto substrato di videoarte e cinema sperimentale globale.”
È come se la tua arte racchiuda una parte del quotidiano; un beat sembra essere cacofonico, trasformandosi in qualcosa di oscuramente celestiale. La realtà viene delineata da un certo ordine a tratti distopico e da un altro punto di vista vi è una contemplazione asettica della realtà, quasi stoica; si accetta passivamente il divenire delle cose rivestendo il ruolo di un dio minore e terreo. Questa caratteristica è riscontrabile infatti dalle sonorità grown-up rarefatte astratte, che congiungono le polarità di una ingiusta dicotomia, ovvero quella di una platonicità aliena che plasma ingiustamente la realtà. Quanto c’è di distopico nel lavoro, oppure che ruolo riveste questo suono ieratico e decadente?
“La distopia mi ha sempre affascinato, sia come genere letterario che come vero e proprio metro di giudizio nella visione delle cose. Non penso ci sarà mai un lieto fine nella società dei consumi e non penso di essere io a mettere fine ad essa suonando due note su di una tastiera di plastica. Però so che ci sarà una Fine. La fine dell’essere umano come specie vivente sulla terra. Lasceremo tutti i nostri computer, tutti i nostri mausolei, le nostre opere brutaliste e quant’altro ed andremo semplicemente via. Il che mi porta a farmi due domande: Tutto ciò che ho fatto mi sopravviverà?; Se un prossimo futuro non-umano dovesse ritrovare quel qualcosa, sarebbe in grado di decifrarlo?”
Se la prima metà dell’album vi sono quelle che possono sembrare intuizioni da rumori estemporanei, le tracce 5 e 6 assumono una complessità dancefloor tra techno obliqua e gelo downtempo, le quali, concedendomi una metafora, simulano l’entrata in un tempio gabber in rovina. Sarei curioso di conoscere cosa ti attira in queste sonorità urbane, in che modo il suono e dosato, e cosa rappresenta la relativa quiete priva di climax.
“La prima volta che ho apprezzato veramente un dancefloor è stato per caso, ad un concerto di Vitalic. All’epoca pensavo che quel genere di sonorità non avrebbero mai potuto trasmettermi niente di umano, non ci volevo neanche andare, che idiota. Collegandomi alla tua metafora e al discorso di prima sulla distopia, ho provato ad immaginare il suono di una cassa dritta degli anni novanta pompata da un amplificatore distrutto che continua a suonare ancora, centomila anni dopo l’estinzione del genere umano.”
Come nasce la collaborazione con la HysM? Records? Parlaci del tuo incontro con Stefano Spataro anche il relazione alla rivista de La Nuova Carne.
“La Nuova Carne è il porto dei pirati della letteratura italiana, non avremmo potuto conoscerci in un posto diverso. Sapevo che Stefano oltre ad essere un ottimo scrittore e a dirigere Silicio, che è la costola cyberpunk della rivista, è anche un musicista pazzo quindi è stata una delle prime persone a cui ho fatto ascoltare il materiale. Mi ha proposto una collaborazione con l’etichetta che ho accettato naturalmente in tempo zero e con cui stiamo progettando piccole sorpresine che usciranno a breve.”
Per concludere, svelaci se saranno previsti concerti, quali saranno i prossimi, e cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo album.
“Ancora non ho pianificato nessun tour mondiale ma sono disponibile ad accettare proposte. Per il disco intero voglio aspettare ancora un po’, intanto continuo a proporre l’attuale live set che ha una durata totale di circa cinquanta minuti. Sicuramente uscirà qualcosa per l’estate ma è ancora tutto top secret, come nelle migliori catastrofi.”