
Leonardo Pucci (Pulsar). Foto di Valentina Tommasini.
Leonardo Pucci (Pulsar, collaboratore in Rous Records, creatore di un’elettronica di tipo elettroacustica e batterista nei Danny Mellow) e Laura Agnusdei (artista di Bologna a risonanza internazionale, alle prese con sassofono ed elettronica) sono due artisti che ruotano intorno (o legati) alla scena di Foligno. Entrambi sono caratterizzati da sonorità distese, più eteree (Leonardo) o esotiche ed eterogenee (Laura), arricchiti da dettagli magmatici. Se Laura esplora lungo tutte le direzioni terrestri, scoprendo inaspettate entità, Leonardo si districa lungo una quinta dimensione spazio-temporale, acquisendo familiarità con moti celesti che diventano musica, urbana o meno. Pulsar ha pubblicato il secondo album Nebula (Rous Records, 2022) in cui collabora in tre tracce anche Laura, mentre quest’ultima, sempre in questo 2022, ha firmato due release: un cofanetto libro + cd A Week From Monday, uscito il 9 Febbraio per Via Industriae, a nome di {scope}, con Luca Sguera e Matteo Pennesi, e una tape live autoprodotta del 15 Marzo, a nome del Laura Agnusdei Trio (formato insieme a Edoardo Grisogani e Giacomo Bertocchi) e intitolata Laura Agnusdei Trio Live.

Nebula (2022). Artwork e design di Leonardo Pucci.
Di seguito un’intervista ai due artisti citati riguardo le loro ultime uscite di quest’anno. In fondo alla nostra conversazione scritta trovate due anteprime di un concerto svolto il 08/04/2022 allo ZUT di Foligno (in occasione del Sintesi Festival) in cui suonano Pulsar, Laura Agnusdei, Lorenzo Chirico e Rocco Zulevi; i pezzi suonati sono Nebula e Floating Clouds.
Il primo album, Empty, crea un suono quanto più periodico con delle divagazioni jazz/free verso il finale. Il suono si propaga in senso centripeto, contrariamente con quanto avviene in Nebula, un sogno stellare che fugge ogni volta da sé stesso. Come avviene questo cambio di poetica, e se questo sviluppo era già in parte premeditato prima della pandemia COVID.
Leonardo Pucci: “Questo cambiamento di intenti tra il primo album (“Empty”) e il secondo (“Nebula”) è il risultato di un percorso di sperimentazione che è iniziato dal momento in cui ho suonato un synth per la prima volta e continua ancora adesso. In parte, sì, questo sviluppo era premeditato, o meglio, dopo un anno di live per la promozione del primo disco, ho capito che la direzione che volevo seguire in quel momento era quella di ricercare suoni più dilatati, ripetitivi, intimi per tentare di riportare in musica la sensazione di fluttuare nel vuoto. Questo pensiero, con l’arrivo della pandemia e quindi il lockdown che ci ha chiusi tutti in casa, è diventato poi una sensazione vera e propria. In quel periodo mi sentivo “sospeso”, fluttuante in una sorta di limbo, di conseguenza anche la scrittura delle nuove canzoni che sono andate poi a comporre ”Nebula” ha risentito di questo mio stato d’animo.”

Laura Agnusdei Trio Live (2022). Artwork di Laura Agnusdei e graphic layout di m__rtg.
Il 15 Marzo 2022, è stata pubblicata un’autoproduzione omonima a nome di Laura Agnusdei Trio, con la partecipazione di Giacomo Bertocchi (flauto, clarinetto) e Edoardo Grisogani (percussioni, drumpads). Il lavoro è una registrazione di un live al Lost Festival di Parma, e si districa in suoni plastici che sembrano attingere alla post-exotica o ad elementi jazz sghembi ed espressionistici, attraverso un ibrido che rende molto originale il suono nel suo complesso. Mentre ancor prima, nel 9 Febbraio 2022, esce A Week From Monday, album in collaborazione con Matteo Pennesi e Luca Sguera e con gli artisti grafici Giacomo Infantino e Francesca Ruberto. I suoni appaiono più scampanellanti, a volte dall’impostazione ludica ed eterogenea (Monky Sprite), o più notturna (Sole20) oppure una suite polimorfa (sempre con una periodicità di fondo) con elementi free del sax. Come avvengono questi elementi in costante mutamento, nuovi per i tempi correnti, e da dove derivano?
Laura Agnusdei: “La cassetta autoprodotta è un’altra faccia del mio album “Laurisilva” uscito a novembre 2019, una testimonianza di come quei brani prendono vita quando non sono da sola sul palco a suonarli. Mentre “A week from Monday” è il risultato di una residenza organizzata da Holydays Festival (organizzato da impavidi paladini dell’underground folignate tra i quali ritroviamo anche Pulsar) e la casa editrice Via Industriae. Furono tra i giorni più belli del mio 2020, chiusi in casette di legno a registrare suoni o a spasso per la natura circostante. Il trio assemblato per la residenza composto da me, Matteo Pennesi (babau, artetetra) e Luca Sguera (AKA, She’s analog) è poi diventato un progetto stabile dal nome {scope}. Abbiamo già nel cassetto un secondo disco, registrato con il produttore Francesco Piro, che spero troveremo il modo di far presto uscire.”
Da Laura passiamo a Leonardo. In Nebula convivono diverse sonorità, come elettronica, post-punk, krautrock e classica contemporanea. Le atmosfere sono sospese, le melodie sono astratte, molto spesso quasi spoglie di consueti elementi rock/blues che di solito troviamo nei generi sopraelencati (in forma lieve o trasfigurata). Vi è un sensazionalismo astratto, spaziato ma radicato o ancorato sulla Terra, in cui l’atmosfera del lockdown è la diretta, onirica ispiratrice. L’aspetto che più mi ha colpito infatti è l’essenzialità dell’immaginazione, che sembra giocare con un certo serialismo, muovendosi quanto più liberamente nella composizione scevro da impostazioni derivative. Quali sono stati i punti di riferimento in tal senso?
Leonardo Pucci: “Io di base sono un batterista, ho suonato un po’ il piano da piccolo ma poi ho studiato solo la batteria, quindi non dispongo di quelle regole melodiche di base che lo studio di qualsiasi altro strumento non percussivo ti dà. Per questo, almeno credo, il mio modo di scrivere la musica è molto spaziale e libero da regole compositive e spesso anche seriale e ripetitivo, come in fondo lo è anche un groove di batteria. Allo stesso tempo sono voluto uscire anche delle linee di confine di un genere in particolare cercando quindi di muovermi da una parte all’altra mantenendo però lo stesso linguaggio. I miei riferimenti di ascolto, molto differenti l’uno dall’altro, e la volontà di aggiungere il piano hanno poi fatto nascere questa dualità elettronica/acustica che caratterizza tutto il disco.”

Laura Agnusdei. Foto di Bianca Peruzzi.
Nonostante la neutralità dominante del suono, il sassofono di Laura, dalle tonalità free-blues, e un suono più neoclassico del piano in Forgotten Wind sono di fatto elementi peculiari del disco. Essi assumono un ruolo distaccato dall’album, in un certo senso ausiliare alla musica apolide protagonista. Potresti descrivere la funzione effettiva di questi suoni all’interno di Pulsar?
Laura Agnusdei: “La collaborazione con Pulsar è frutto di un’amicizia. È stato tutto molto spontaneo, Leonardo mi ha fatto sentire i brani e io ci ho improvvisato sopra senza troppi pensieri. La sua musica è molto ariosa, c’era dunque ampio spazio per inserire un elemento più melodico come il sax, sia che esso potesse aver un ruolo più di contorno o più di protagonista.”
Per concludere quali saranno le prossime novità che riguardano tour o lavori in preparazione?
Laura Agnusdei: “In questi giorni sto ultimando la registrazione di alcune tracce che ho prodotto per un’installazione che racconta il fumetto “Quasi nessuno ha riso ad alta voce” di Pastoraccia. Uscirà, non so ancora bene quando, una cassetta con artwork di Pastoraccia edita da Maple Death, l’etichetta che mi ha invitato a tradurre in suono questa graphic novel incredibile, che vi consiglio di leggere.”
Leonardo Pucci: “Ricomincerò a portare in giro il mio live il prossimo anno e la prima data sarà il 25 gennaio a Rimini per la rassegna “The Cave” organizzata dai miei amici Demetrio Cecchitelli e Jacopo Buda. Per il prossimo lavoro in studio invece ci sarà ancora da aspettare, sto iniziando ora a configurare un nuovo set-up per poter esplorare nuovi suoni e nuove modalità di composizione, staremo a vedere cosa ne uscirà fuori.”